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23.03.2016 - 13:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Una scuola che formi cittadini consapevoli fa paura. Dobbiamo farci ascoltare»

Adriano Merlini di VPOD: «Gli allevi manifestano per l'istruzione pubblica. E noi docenti non siamo privilegiati, anzi. In piazza? Sopra le 300 persone sarà un successo»

BELLINZONA - La mattinata nelle scuole, caratterizzata dalla mobilitazione di allievi e docenti contro i tagli della scuola. Per esempio, erano in 200 al Liceo 1 di Lugano, e alcuni si sono incatenati ai cancelli in segno di protesta, diversi studenti anche a Mendrisio. Ora tutti si muoveranno alla volta di Bellinzona per la manifestazione in piazza. Abbiamo fatto il punto della situazione con Adriano Merlini, presidente del comitato di VPOD docenti.Crede che rimarrà qualcosa di questa giornata?«Penso sia un qualcosa di molto importante e non andrà sicuramente a morire, sono già previste altre attività nei prossimi mesi, per esempio stiamo pensando ad una festa a sostegno della scuola fra aprile e maggio e non dimentichiamo l'importantissima votazione di giugno sulla scuola media, che propone di abbassare il numero di allievi per classe e di aumentare l'orientamento scolastico. La mobilitazione resterà alta».E la classe politica vi ha dato segnali?«La classe politica, o almeno la sua maggioranza, si è mostrata sorda agli appelli della scuola. Una prima valutazione dell'impatto della giornata di oggi sarà fra qualche settimana, al momento dei tagli di 180 milioni. Spero proprio che sia cambiato qualcosa, la Commissione scolastica del Gran Consiglio ha convocato lunedì scorso le associazioni magistrali per sentire le ragioni del malcontento dei docenti, ci si augura che si prenda coscienza e che la questione sia vista in un'ottica di mantenimento dei servizi fondamentali dello Stato, come la salute, la scuola, la polizia eccetera». Cosa risponde a chi afferma che i docenti sono privilegiati e non possono protestare?«È un'argomentazione priva di ogni fondamento che si basa su stereotipi duri a morire. Anche i dati statistici provano che dal profilo salariale i docenti non sono privilegiati per nessun ordine e grado scolastico, e soprattutto lo prova il fatto che le candidature per i posti da docente sono in nettissimo calo fra i residenti e in aumento per chi viene da oltre confine, per cui chiaramente i salari sono ancora attrattivi. Ma il problema sono le condizioni generali: ricordiamoci comunque che quelle salariali sono importantissime per l'attrattività della professione, poi c'è una problematica legata alle risorse messe a disposizione. Abbiamo una scuola che funziona bene e che vuole essere inclusiva, però nel contempo abbiamo il numero di allievi per classe più alto di tutta la Svizzera. Le condizioni quadro in cui ci troviamo a operare stanno peggiorando da vent'anni a questa parte». Gli studenti solidarizzano in particolare con voi docenti o sono sensibili al tema scuola in generale?«Per ciò che vedo dagli striscioni c'è un sostegno alla formazione, dunque al discorso globale, non solo di sostegno a noi e alle nostre condizioni contrattuali bensì all'istruzione pubblica in generale. Molti allievi sono maggiorenni, tutti hanno genitori, e sono una forza politica, gli allievi di oggi si rendono poco conto di questo loro potere, come la maggior parte della società, sono molto depoliticizzati. A chi è rimasto a casa, dico che è lo specchio della società, molte persone non sono disposte a mobilitarsi se non per cose che ledono in quel momento preciso un loro interesse personale, dunque c'è una disaffezione alla partecipazione della cosa pubblica».Quanta gente vi aspettate alla manifestazione di oggi a Bellinzona?«Non è una manifestazione dove abbiamo richiamato le masse, bensì della rappresentazioni delle sedi che hanno aderito alla giornata. Direi che sopra le 300 persone sarebbe un successo. I politici? Spero che qualcuno ci sia, che il mondo politico, indipendentemente dall'orientamento che rappresenta, voglia venire in piazza più che altro per ascoltare le voci della scuola, che sono essenzialmente docenti e allievi, e oggi in piazza ce ne saranno».E se non bastasse? La scuola aveva scioperato nel 2012, il tema pare non essere proprio visto... «Bisognerà andare avanti con la mobilitazione e trovare il modo di farsi ascoltare, oppure con l'iniziativa popolare provare a scavalcare questa maggioranza politica che sembra sorda. Un altro sciopero? Potrebbe essere un'opzione, per ora è troppo presto per parlarne, ma rientra nelle possibilità di pressione che hanno i dipendenti per far valere le loro ragioni. Io temo che le necessità vengano viste, ma avere una scuola forte che formi dei cittadini consapevoli non rientri nelle priorità, che faccia paura e che lo faccia anche il suo costo, in un periodo in cui si cercano tagli per non dover aumentare le imposte, almeno temporaneamente».
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