Politica
14.04.2016 - 09:190
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Il mercato del lavoro ai raggi X. «Troppi trafficanti mascherati da imprenditori»
OCST denuncia un degrado, tra raggiri, falsi fallimenti, finti tempi parziali e stipendi in contanti. L'anello debole? I frontalieri
BELLINZONA - Duro comunicato dell'OCST, che denuncia i malaffari del mercato del lavoro contemporaneo, in un quadro spietato, invitando alla repressione. «La cancrena che si è insediata nel mercato del lavoro va sradicata. A questo scopo è indispensabile rinvigorire gli strumenti di controllo e di repressione. In questo ambito si auspica in particolare che la magistratura si attrezzi per colpire con severità chi agisce in modo consapevolmente fraudolento».
La situazione è degenerata «in parallelo all’insediamento di imprese dall’estero. Hanno portato una cultura che, forse per riuscire in patria a sopravvivere in un contesto irto di ostacoli burocratici e normativi, ha fatto dell’aggiramento delle regole un perno focale di comportamento». Non mancano però le imprese locali che hanno fiutato la possibilità di «accedere al mercato attraverso scorciatoie allettanti».
Il settore più colpito da questi problemi è l'edilizia (ma non è l'unico a esserne interessato), con «imprese italiane - collegate a aziende tuttora attive oltre confine - che fanno da ponte per il mercato ticinese e svizzero. In altri casi si sono invece trasferite nella nostra regione, pur continuando ad avvalersi di relazioni nell’ambiente da loro lasciato alle spalle».
Per quanto riguarda i lavoratori, molti figurano a tempo parziale quando invece lavorano a tempo pieno, ricevono lo stipendio in contanti e spesso non si vedono riconosciute le reali qualifiche. «Un anello difficilmente assente è quello dei frontalieri per la loro disponibilità ad accettare condizioni basse o scorrette pur di ottenere e mantenere un’attività lavorativa e un reddito che sono più difficilmente conseguibili dove risiedono», prosegue OCST, che mette in guardia anche contro «le aziende che fanno del fallimento uno sfrontato strumento di politica aziendale, utilizzato senza particolari remore o scrupoli per liberarsi dai debiti e dagli obblighi contrattuali».
Cosa fare, dunque? «Le imprese scorrette hanno purtroppo buon gioco. Nelle pieghe di un mercato del lavoro più disordinato è per loro agevole mimetizzare gli abusi. Sono pure schermate dalla difficoltà, che incontra soprattutto il sindacato, di reperire documenti comprovanti in modo tangibile le nefandezze perpetrate», fa notare OCST, che invita a «non ignorare l’eventuale responsabilità delle imprese che subappaltano una parte dell’attività alle imprese colpevoli di abusi» e ad una verifica sistematica dei casi di fallimento.
«Circolano troppi trafficanti mascherati da imprenditori, dei quali il Ticino non ha per nulla bisogno», termina la nota.