Politica
20.04.2016 - 09:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Manovra, accoglienza tiepida
Ieri i presidenti e i capogruppo dei partiti di Governo sono stati informati sulle misure. Solo Dadò appare soddisfatto, mentre Verdi e La Destra si lamentano dell'esclusione
BELLINZONA - Una manovra rara, che cercherà di risparmiare 180 milioni senza tagli lineare e aumenti delle imposte: così l'ha definita Paolo Beltraminelli.
Come anticipato dalle indiscrezioni dei giorni scorsi, le stime immobiliari saliranno, dal 30% a poco meno del 40%, ed è confermata anche la misura nell’ambito delle deduzioni fiscali per le spese professionali di chi si reca a lavoro in auto, seppur in maniera meno pesante di quanto prospettato, con l’importo forfettario di 70 centesimi al chilometro che dovrebbe essere ritoccato verso il basso di 5 centesimi. Vi saranno riduzioni dei sussidi per le assicurazioni LAMal e complementari e pure delle indennità straordinarie ai disoccupati e il personale dell'Amministrazione cantonale diminuirà di 40 unità.
Ieri a Palazzo delle Orsoline il Consiglio di Stato ha convocato i presidenti e i capogruppo dei quattro partiti di Governo per spiegar loro, al di là delle voci circolare, i contenuti della manovra, pur senza entrare nei dettagli, fattore di cui in diversi si sono lamentati.
Le misure non sono piaciute a
Rocco Cattaneo, presidente del PLR, che non ha gradito neppure l'incontro di ieri: «O le forze politiche vengono interpellate nelle fase iniziali quando si può fornire qualche consiglio o allora io non ci sto più», ha detto al Corriere del Ticino. «Nell’ambito della manovra il peso delle entrate è maggiore rispetto a quello delle uscite. Ritengo quindi che un vero e sistematico lavoro sulla spesa pubblica non sia stato fatto. E mancano un piano di investimenti e di sviluppo economico e sociale e soprattutto una riorganizzazione dei compiti dello Stato».
Concorda il capogruppo del suo partito
Alex Farinelli, che sottolinea però il lato positivo, ovvero che tutto il Governo è concorde sulle misure. Sulla manovra tout court, «non si è fatto quel salto di qualità che forse ci aspettavamo».
Neppure il capogruppo del partito di maggiorana relativa in Consiglio di Stato, il leghista
Daniele Caverzasio, appare entusiasta: «ci si aspetta sempre qualcosina in più sulle uscite, ma sulla carta l’esercizio del Governo dovrebbe permettere di concretizzare il risanamento». Inoltre, fa notare, vi è l'incognita del voto sulla tassa di collegamento e sull'iniziativa a favore della scuola media.
In casa socialista,
Ivo Durisch, capogruppo, ritiene che l'impatto dell'aumento delle stime immobiliari sarà neutro per i proprietari, che negli anni scorsi hanno potuto beneficiare di una diminuzione dei tassi d’interesse ipotecari. A preoccupare il PS vi sono le misure sociali, «che sembrerebbero tradursi in ulteriori tagli nell’ambito sociale e della formazione per le fasce più fragili».
Durante la presentazione, vi è stato un battibecco sulla tassa di collegamento fra il capogruppo PPD Fiorenzo Dadò, che si era già beccato con Claudio Zali sul medesimo tema l'altro giorno in aula del Gran Consiglio, con
Attilio Bignasca. «Se non passa la tassa di collegamento il gruppo parlamentare della Lega passerà all’opposizione», è la frase che ha scatenato il tutto, pronunciata dal Coordinatore della Lega.
Fiorenzo Dadò ha poi affidato il commento alla manovra a Facebook. «Quello che ci è stato presentato, e che discuteremo anche animatamente e senza filtri nelle prossime settimane, non è tutto quello che ci aspettavamo ma è comunque molto di più di quanto abbiamo visto nell’ultimo decennio», ha scritto, lodando l'impegno del Governo.
Insomma, sembra l'unico a cui la manovra piace abbastanza. La battaglia si preannuncia dura, e ieri vi è da registrare l'arrabbiatura di chi in Gran Consiglio fa gruppo ma non è stato invitato alla riunione, ovvero i Verdi e La Destra. La Coordinatrice del Verdi
Michela Delcò Petralli si è detta delusa, così come il presidente dell'UDC
Piero Marchesi, che si è lasciato scappare un «non lamentatevi poi se l’UDC si dimostrerà critico e all’opposizione».
Sergio Morisoli de La Destra, oltretutto, su Facebook ha messo in dubbio il fatto che solo ieri i presidenti e i capogruppo siano venuti a conoscenza delle misure. «Una domanda legittima: ma è mai possibile che i Presidenti dei partiti di governo dopo un anno dalle elezioni abbiano conosciuto approssimativamente solo questa mattina: la manovra di 180 milioni, le linee diretti e il piano finanziario? Ci credete che per 1 anno intero i Presidenti e i loro 5 Consiglieri di Stato, riunioni su riunioni, direttive su direttive, comitati cantonali su comitati cantonali non si siano mai detti nulla di cosa bolliva, o meglio non bolliva in pentola?», scrive, parlando poi di «una speculazione dietro l'altra sul contenuto della correzione di 180 milioni»