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09.05.2016 - 13:390
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Rey? Era lì per motivi umanitari, col consenso della clinica. Chi è il burattinaio che tira i fili?»

Tuto Rossi spiega i motivi della presenza di Piercarlo Rey in sala operatoria: «l'ha espressamente richiesto la famiglia». E accusa il giornale che ne ha dato notizia

BELLINZONA - Tuto Rossi è furibondo con la Regione per la notizia di questa mattina della presenza del dottor Piercarlo Rey, che difende, in sala operatoria nonostante la sospensione. «Le scorrettezze giornalistiche de La Regione sono note in tutto il Ticino e non stupiscono più nessuno. Anche in questo caso hanno confezionato, chiotti chiotti, il loro piccolo scoop, guardandosene bene dal interpellare l’interessato. Altrimenti avrebbero dovuto scrivere la verità», spara Rossi. «Resta invece da chiedersi di chi è il burattinaio che ha tirato i fili e che fini persegue». Cosa è successo in realtà quel giorno (era il 12 dicembre 2015)? Secondo la versione del legale di Rey, la paziente in questione è seguita dal 1999 dal ginecologo, divenuto amico di famiglia, che ne seguito tutte le gravidanze. Nel 2015 le viene diagnosticato un gravissimo problema con pesanti ripercussioni morali e psicologiche ed è ricoverata alla clinica Sant'Anna dal 28 al 31 agosto 2015 e Rey la visita tutti i giorni. Il 16 settembre arriva la sospensione di Rey, il quale indirizza i suoi pazienti ad altri medici: in questo caso, a specialisti e grazie alle sue conoscenze la fa visitare da un Professore universitario di Berna, che conferma la diagnosi. La donna il 12 dicembre è ricoverata a Sant'Anna, e sono lei stessa e il marito a chiedere al dottor Rey di essere presente il giorno dell’intervento come amico e sostegno morale e umano. La clinica accetta, e dunque il 12 dicembre viene chiamato alle 5.40 con la richiesta della famiglia, riportata dall'ostetrica, di recarsi in sala operatoria per motivi umanitari. Il dottor Rey, precisa la nota di Tuto Rossi, non ha diretto l’intervento, né ha dato ordini, perché era chiaro a tutti che lui era presente solo per sostenere e per accompagnare la famiglia in questo duro momento ed ha compiuto un atto medico (di pochi secondi) che normalmente viene eseguito dall’ostetrica. Lui stesso ha segnalato e spiegato questo fatto la mattina stessa al medico cantonale, «e non soltanto la clinica come falsamente scrive la Regione», e il primo febbraio la Commissione di vigilanza sanitaria ha aperto un procedimento amministrativo che è tuttora in corso e che il medico ha chiesto di abbandonare. La donna, nel frattempo, è felice dell'intervento del suo medico di fiducia in un momento difficile, aggiunge Rossi. Niente da nascondere, dunque, secondo l'avvocato, e tutto è avvenuto con il consenso della clinica, senza violazione del divieto a esercitare.
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