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04.06.2016 - 02:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il lider Max se la prende con Pamini: «Marx non c'entra nulla!»

Massimiliano Ay vota come Paolo Pamini, ma al deputato comunista vanno di traverso i paragoni fra reddito di base e comunismo

BELLINZONA - Il reddito di base incondizionato - in votazione questo fine settimana - «introduce dalla porta di servizio il comunismo ed istituzionalizza il saccheggio da parte dei parassiti nei confronti di chi sceglie di lavorare e fa sacrifici per produrre un reddito, anche da capitale con i propri risparmi». Parole molto chiare, espresse dal rampollo di Arealiberale, il granconsigliere Paolo Pamini. Ma se si tira in ballo il comunismo, il "lider Max" dei comunisti ticinesi non può restare indifferente. Massimiliano Ay precisa subito che - come Pamini - depositerà un "no" all'iniziativa nell'urna. «Il comunismo era basato sul principio “a ciascuno secondo i suoi bisogni e da ciascuno secondo le sue capacità”. Il reddito incondizionato si propone esattamente questo», sostiene Pamini. «In realtà il concetto "a ciascuno secondo i suoi bisogni" è stato espresso da Marx unicamente per il momento più avanzato della società comunista», precisa Ay. «Per arrivare al comunismo occorre però una lunga fase di transizione chiamata socialismo in cui il principio rimarrà: “a ciascuno secondo il suo lavoro”. Ed è quello che vige nei paesi socialisti di oggi come di ieri». La lezione si fa complicata. «Condizione per il superamento del capitalismo in Marx è non solo l’accumulazione primaria di capitale (quello che Lenin fece nei primi anni in Russia oppure quello che oggi compiono, ad esempio, in Vietnam e a Cuba), ma anche lo sviluppo delle forze produttive», puntualizza il granconsigliere comunista. «Dirò di più: è proprio la contraddizione crescente tra lo sviluppo dinamico delle forze produttive da un lato e la staticità dei rapporti di produzione dall’altro la quintessenza della filosofia marxista. Insomma: altro che livellamento!». In sostanza «da un punto di vista strettamente marxista il reddito universale di base in una società capitalista (e sottolineo: nel sistema capitalista) non è una misura realistica per risolvere le contraddizioni sociali, ed è anzi vista quasi come un’elemosina, una scelta filantropica che è in sé estranea al socialismo scientifico». Per contro potrà esistere una sorta di reddito di base in una società socialista? «Certo che sì, ad esempio attraverso forme molto estese di salario indiretto, calmierazione dei prezzi, salario studentesco, diminuzione delle ore di lavoro a parità di salario, assicurazioni sociali, eccetera». Secondo Massimiliano Ay «un reddito di cittadinanza come proposto oggi nel nostro Paese rischia invece di essere una idea accattivante ma problematica, almeno vista da sinistra. A Pamini, invece, l’idea dovrebbe allettare, poiché il reddito incondizionato porta con sé il rischio di un’ulteriore atomizzazione della società con un aumento dell’individualismo. Non manca peraltro una certa curiosità a destra fra chi lo ritiene un primo passo per “razionalizzare” e poi smantellare uno stato sociale ritenuto pachidermico». In conclusione Ay lancia una battuta a Pamini. «Ma il socialismo reale era la società dell'ozio dove la produttività era bassa e tutti vivevano grazie ai sussidi statali, oppure era la società in cui tutti lavoravano a ritmi serrati e sotto controllo poliziesco? Delle due l’una! Capisco i luoghi comuni e le necessità della propaganda ma, alla fine, gli anti-comunisti si vogliono decidere?».
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