Politica
23.06.2016 - 15:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
«Un segnale che l'EOC fa i compiti. Ma col no alla LEOC lo Stato ha perso in due modi»
Il presidente del CdA dell'Ente Ospedaliero Cantonale, dopo la scelta di donare 3 milioni allo Stato e di destinarne 3,3 alla ricerca, parla di quanto quel settore e i conti del Cantone sani siano importanti. E se alle urne...
BELLINZONA - L'Ente Ospedaliero Cantonale versa 3 milioni come contributo di solidarietà al Cantone, che con un sì alle urne alla modifica della LEOC avrebbe guadagnato di più. E 3,3 alla ricerca, perché il CdA la ritiene fondamentale. Ne abbiamo parlato con Paolo Sanvido, presidente del Consiglio di amministrazione dell'EOC.
Avete donato, nonostante la perdita di 6 milioni, 3 milioni al Cantone...«È da 3-4 anni, da prima che arrivassi io, corrispondevamo un contributo di solidarietà al Cantone, voluto da Laura Sadis per risanare le finanze. Nella manovra finanziaria, quindi dal 2017, sono previsti 5 milioni, se essa verrà approvata. Il CdA potrebbe opporsi, ci auguriamo che in futuro la richiesta svanisca ma al momento serve che tutti facciano il possibile per risanare le finanze cantonali, è uno sforzo collettivo che siamo chiamati a fare. Dei conti del Cantone sani sono un bene per tutti, EOC compreso».
È un vostro messaggio alla politica?«È un segnale per dire che l'Ente fa i compiti, rispetto ad altri enti pubblici».
Questo nonostante con il no alla LEOC avete perso svariati milioni, giusto?«La modifica della LEOC influisce sui conti dell'ente, se passava potevamo fare delle collaborazioni, per appianare magari dei costi su cui possiamo fare poco, e per recuperare risorse con soluzioni innovative. Per esempio, avremmo potuto creare una società immobiliare, una SA, controllata al 100% dall'EOC, cui affidare la realizzazione della piastra di Lugano per 50 milioni. L'ente l'avrebbe affittata dalla sua società immobiliare, liberando 3,5 milioni di IVA, e ora non lo potremo fare. Con l'operazione di Sant'Anna con l'ostetricia avremmo avuto diversi milioni a disposizione da investire nella ricerca».
Anche per questo settore, avete messo a disposizione 3,3 milioni.«Le tariffe non riconoscono nessun costo di ricerca, si devono recuperare soldi per un settore per noi fondamentale per la medicina moderna, da altre parti. La Confederazione e la politica danno soldi per la ricerca solo a istituti universitari. Nel 2015 abbiamo fatto 6 milioni di perdita, abbiamo però liberato 12 milioni di riserve che hanno permesso di avere 6 milioni di utile netto. Da qui abbiamo usato tutto quanto potevamo per la ricerca, come CdA vogliamo dare un segnale, un incoraggiamento e uno stimolo ai nostri medici affinché partecipino ai progetti di ricerca. La medica del futuro è questo, andrà su due binari: quello della clinica e quello della ricerca, per avere un Ente forte che possa competere nel panorama sanitario svizzero devono andare a braccetto. Vogliamo un Ente forte, avere una medicina di super qualità per riportare a casa i pazienti, forse troppi, che vanno a curarsi oltre Gottardo. Per noi i 3,3 milioni alla ricerca sono i più importanti, i giovani medici vanno incoraggiati, ci aiuteranno ad avere un'offerta sanitaria competitiva».
Quanti sono? Lo chiede anche il PS in un'interrogazione...«Ce ne sono, la Commissione sanitaria ha questi numeri. Sono andati oltre San Gottardo credendo che sia meglio su certe specialità di punta, noi invece crediamo che non sia vero, ma per dare una medicina di qualità dobbiamo fare le concentrazioni, non disperdere forze. Se le disperdiamo sul Cantone. Val di Blenio. Valmaggia, Leventina, come chiedono alcuni (chiaro il riferimento ai promotori di "Giù le mani dagli ospedali"), potremmo permetterci solo una medicina di base, che è contrario al nostro mandato e allo spirito del CdA, che vuole una medicina pubblica competitiva che possa confrontarsi senza problemi con quella di oltre San Gottardo».
Il no alla LEOC influisce sui soldi che darete al Cantone in questo momento difficile?«In futuro la legge avrebbe permesso all'Ente di creare sinergie che avrebbero liberato risorse. Non vogliamo dare più soldi allo Stato. La LEOC aveva un articolo molto importante per noi, quello del capitale in dotazione. Non avendo accettato il popolo di dotare l'EOC di un capitale ci sarà un'influenza sui soldi futuri che avremmo dovuto corrispondere al Cantone. Con un capitale in dotazione, così come avviene per altre società pubbliche come Banca Stata o AET, il Cantone ci avrebbe chiesto una remunerazione del 5%, dunque avremmo corrisposto 5 milioni, anziché i tre attuali».
In poche parole, il Cantone ci ha perso, conferma?«Sì, in due modi. Questi soldi l'Ente li ha a bilancio perché sono risorse, ma aveva bisogno della modifica della legge per trasformare queste riserve libere in capitale di dotazione. Questa operazione avrebbe portato subito nelle casse del Cantone un beneficio al Cantone ad ammortamento del capitale negativo che il Cantone stesso ha. Dunque, un doppio colpo per Bellinzona: non potrà avere l'interesse di remunerazione nei prossimi anni ed ora ha subito un ammanco di 100 milioni a capitale proprio. Sarebbero stati benvenuti perché una legge federale impone ai cantoni che hanno capitale proprio negativo che questo venga ammortizzato, e con i 100 milioni non bisognava procedere subito agli ammortamenti del capitale proprio negativo. Ora il DFE deve chinarsi su questa questione, perché nella manovra non è previsto l'ammortamento del capitale proprio negativo dato che prevedeva di ricevere 100 milioni dall'EOC».