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01.07.2016 - 11:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Botta e risposta fra Pianezzi e Gobbi. «Proibizionismo a 360°», «smettetela di piangere»

Sul divieto di dissimulare il volto, Pianezzi attacca, non si può andare a votare senza tener conto di chi subirà le conseguenze di quanto deciso», Gobbi ribatte: «sfruttate la nuova legge a vostro favore»

BELLINZONA - Il divieto di dissimulare il volto, entrato in vigore oggi, sarà il de profundis del turismo? «La sensazione è che in questo cantone, tutto ciò che non è vietato è obbligatorio. Non ci sono margini di manovra e fare impresa diventa sempre più difficile. È una mentalità del proibizionismo a 360 gradi dove vogliamo tutelarci da tutto», è sbottato in un'intervista al Corriere del Ticino Lorenzo Pianezzi, presidente di HotellerieSuisse Ticino. Vietare il burqa e il niqab è «un messaggio che rischia non solo di mettere in imbarazzo il nostro settore, ma le istituzioni stesse». Per trasmetterlo ai turisti arabi che arriveranno nel nostro Cantone, gli albergatori sono decisi a usare una sorta di "politichese". Chi prenota non viene reso attento sulla nuova legge, poiché non si sa priori come arriverà vestito. Ma Pianezzi allarga il campo, affermando che «non si può infatti pensare di creare nuove leggi senza interpellare chi, dopo, dovrà subirne gli effetti. E questo è un appello che lanciamo anche alla popolazione: quando si va a votare è importante valutare bene le possibili conseguenze». Il turismo, infatti, già in crisi, rischia di perdere una fetta del mercato arabo, ovvero una clientela che per notte spende circa 430 franchi, contro i 170 del turista europeo. Lo scorso anno sono arrivati in Ticino 45'000 turisti arabi, Pianezzi prevede che saranno parecchi in meno (ci sono già prenotazioni disdette), con conseguenze non solo sul turismo. «È chiaro che avremo un calo dei pernottamenti di un mercato che, invece, cresce da anni. E se non lavorano gli albergatori sono molti i settori economici che ne risentiranno. Ma questo la gente ancora non l’ha capito. Da parte nostra sappiamo che nel mondo ci sono sette miliardi di persone. Se ai ticinesi non va bene la clientela araba andremo a cercare un altro mercato. Sperando che sia gradito al nostro cantone». «Il divieto non significa che i turisti arabi non sono i benvenuti, ma la legge è la legge e va rispettata», ha precisato invece Elia Frapolli, direttor di Ticino Turismo, mentre il suo omologo dell'Ente turistico del Luganese Alessandro Stella teme che i turisti arabi arrivino in Svizzera ma snobbino il Ticino. Norman Gobbi, su precisa domanda, ha ribattuto piccato, chiedendo al turismo uno sforzo per attrarre nuovi mercati. «Innanzitutto è il popolo che ha deciso, approvando l’iniziativa in votazione. Ciò detto, il settore del turismo invece di continuare a piangersi addosso ha la possibilità di sfruttare questa legislazione a proprio favore. I fatti di Parigi e Bruxelles hanno spaventato e allontanato dall’Europa ad esempio il turista asiatico. Grazie a leggi come queste possiamo riconquistare quei mercati alla ricerca di elevati standard di sicurezza che noi sappiamo offrire più che altrove. Sono sicuro che questo elemento, unito al rispetto dei costumi, rappresenti un valore aggiunto e un fattore d’attrazione per una fascia di turisti, soprattutto benestanti».
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