Politica
06.07.2016 - 17:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
«Chiudiamo la SECO e con quei soldi...», «ma l'origine del problema non sono i frontalieri»
Quadri durissimo contro chi difende lo studio IRE («braccia rubate all'agricoltura»), il PS punta il dito su «chi sfrutta la manodopera. Fonio, «non raccontiamo favolette»
BELLINZONA - I dati del rapporto annuale della SECO continuano a far discutere: secondo la Segreteria di Stato dell'Economia, il divario salariale in Svizzera fra frontalieri e residenti è del 6%, e non c'è ragione di mettere in dubbio le conclusioni dello studio IRE, che sosteneva che non ci sono fenomeni di sostituzione e di pressione salariale.
Lorenzo Quadri è insorto su Facebook, chiedendo addirittura la chiusura della SECO. «Lorsignori continuano a sostenere che la libera circolazione delle persone in Ticino funziona a meraviglia. Tüt a posct!», scrive ironicamente, per poi proseguire, prendendosela, con Boris Zürcher, capo della direzione del lavoro della SECO, colui che ha rilasciato dichiarazioni a favore dello studio IRE: «Zürcher, ma ci sei o ci fai? Secondo te non c'è motivo di dubitare di uno studio sulle conseguenze del frontalierato realizzato da frontalieri? Ennesima e superflua dimostrazione che alla SECO fanno solo indagini tarocche, nel vano tentativo di sostanziare con cifre - foffa il messaggio politico pro-frontiere spalancate e pro-sottomissione all'UE. Ma il giochetto non funziona più».
Dunque, «la SECO va chiusa! Così il contribuente risparmia 100 milioni all'anno. Mentre il signor Boris Zürcher, lecchino dell'élite spalancatrice di frontiere, lo mandiamo a cercare lavoro in Italia (ad esempio in una piantagione di olive, trattandosi manifestamente di braccia rubate all'agricoltura). E con i 100 milioni risparmiati creiamo tanti posti di lavoro in Ticino per i ticinesi».
Seppur con toni più pacati, anche il PS ha preso posizione in merito ai dati. «La SECO mette in risalto una realtà nazionale confortevole, ma in Ticino il mondo del lavoro peggiora sempre di più. La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha pubblicato ieri i dati statistici 2015. Se in Svizzera la differenza salariale tra residenti e frontalieri è complessivamente del 6%, in Ticino è invece notevole uno scarto del 25,6% che favorisce lo sfruttamento e la sostituzione di chi è costretto a lavorare a salari sempre più bassi e indegni, favorendo il dumping», si legge in una nota. «Per affrontare il problema del lavoro in Ticino e per evitare l’eccessiva sostituzione dei lavoratori residenti con i frontalieri servono urgentemente salari minimi dignitosi e misure concrete contro il dumping salariale, l’ estensione dei contratti collettivi di lavoro e delle misure a protezione dei lavoratori dal licenziamento. Una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo in Ticino richiede soluzioni forti per proteggere i lavoratori e le lavoratrici».
Però, «pretendere di proteggere i ticinesi semplicemente rimandando a casa i frontalieri senza entrare nel merito dei salari e delle misure contro il dumping non porterà a nessun risultato concreto, come intende l’iniziativa "Prima i nostri" dell’UDC», continua il comunicato, toccando dunque anche un tema in votazione il prossimo settembre. Anche perché
«l'origine del problema non è dato dai frontalieri, ma è causato da quei datori di lavoro che approfittano di loro per impiegarli con salari sempre più bassi. Il lavoro dei ticinesi non lo rubano i frontalieri ma chi sfrutta la manodopera. Ed è proprio contro l’economia speculativa irrispettosa della dignità e della qualità di vita delle persone che il PS intende mobilitarsi».
Anche il pipidino Giorgio Fonio è intervenuto via social. Da politico ed anche sindacalista, ha elencato delle cifre secondo cui il divario non è del 6% bensì più alto. «Un non diplomato guadagnava nel 2008 (in media) CHF 3'846.-. Cifra che è scesa nel 2010 a CHF 3'777.- per poi stabilizzarsi nel 2015 ritornando a quanto si percepiva 8 anni fa (!!!). Un giovane che ha ottenuto una maturità guadagnava (in media) nel 2008 CHF 5'392 mentre nel 2014 il suo salario si collocava a CHF 5'211.- (-3.35 %!!!). Un laureato nel 2008 percepiva (in media) CHF 7'738.- mentre nel 2014 il suo salario era di CHF 7'106.- (-8 %!!!). Vi lascio immaginare le differenze nella fascia tra i 25 e i 40 anni... Ora, sembra abbastanza chiaro che i salari in Ticino sono sotto pressione. Non volete chiamarlo dumping? Va bene, cambiamogli il nome. Ma per favore, non abbiamo bisogno di sentirci raccontare favolette...»