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03.08.2016 - 09:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Ma quali frasi lesive, è il Consiglio di Stato che mente!»

In un contenzioso col Governo in merito all'opuscolo informativo per "Basta con il dumping salariale in Ticino", il Ministero Pubblico dà ragione all'MPS, che esulta. «Non è vero che la nostra iniziativa costerà 10 milioni»

BELLINZONA - Accuse lesive? No, solo critiche politiche che non colpiscono l'onorabilità personale dei destinatari. Il Ministero Pubblico dà ragione all'MPS, che accusa di nuovo il Governo di censura. La questione riguarda il materiale informativo per la votazione del prossimo 25 settembre, censurato dal Consiglio di Stato secondo gli iniziativisti di "Basta con il dumping salariale in Ticino". Come comunica Matteo Pronzini in una nota, «lo scorso 25 luglio il Movimento per il Socialismo (MPS) aveva informato l’opinione pubblica del maldestro tentativo del Consiglio di Stato di censurare il testo a sostegno dell’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” da recapitare agli elettori e alle elettrici unitamente al materiale di voto». «Secondo il Consiglio di Stato alcune nostre affermazioni contenute nel testo sarebbero state lesive dell’onore e diffamatorie. Le affermazioni censurate riguardavano la nostra accusa verso Consiglio di Stato e maggioranza parlamentare di mentire, cioè di dire cose non vere, laddove si sostiene che l’accettazione della nostra iniziativa comporterebbe 75 nuovi ispettori il cui costo arriverebbe a 10 milioni», spiega Pronzini. Una bugia, a suo avviso, «che il Consiglio di Stato continua a ripetere, arrivando addirittura ad utilizzarla come suo argomento principe nell’opuscolo che verrà inviato a tutti gli aventi diritto di voto». L'MPS si è dunque rivolto al Ministero Pubblico per sapere se realmente quanto scritto era da considerarsi diffamatorio, e lo scorso 27 luglio il Procuratore Generale John Noseda ha dato ragione a Prozini, scrivendo che «le affermazioni contenute nel testo elaborato dagli iniziativisti non sono lesive dell’onore, trattandosi di critiche politiche che non colpiscono l’onorabilità personale dei destinatari (Riklin, BK ad art 173 n33 e rif.). Di conseguenza non sono manifestamente dati gli estremi per l’apertura dell’istruttoria». Dunque, esulta il Movimento per il Socialismo, «viene meno l’argomentazione con la quale il Consiglio di Stato ha censurato il testo dei promotori dell’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”. L'MPS per il tramite del primo proponente dell’iniziativa Giuseppe Sergi ha dunque interposto ricorso al Tribunale Federale affinché questo Tribunale metta fine alla censura politica del Consiglio di Stato e permetta ai cittadini del Canton Ticino di poter oggettivamente e senza censura maturare il proprio convincimento in vista dall’importante votazione popolare del prossimo 25 settembre».
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