«Se guardo la montagna, sarebbe bello se ci fosse qualche ticinese in più ma non si trovano. Sono cose, mi dicono, che non si possono dire, perché? Il 60-70% delle auto in Valle Maggia sono targate Italia, vado ad approfondire e mi accorgo che sono i lavoratori delle cave, delle case anziani: non troviamo profili professionali ticinesi! Fra i disoccupati e quelli in assistenza non vogliono cominciare alle 6, mentre chi viene da Verbania, se serve, è disposto a essere qui anche alle 5... Noi ticinesi dobbiamo cambiare atteggiamento riguardo il mercato del lavoro. I frontalieri lombardi non vengono loro a occupare i posti, per esempio, di segretaria, ma c'è qualcuno che li chiama, un ticinese. Mi rispondono che anche i dirigenti delle grandi ditta sono frontalieri e dunque assumono italiani, però in cima alla colonna ci sarà pure un ticinese responsabile della ditta, no? Si fa in fretta a far polemica, ci sono dei mestiere, penso all'agricoltura, al sistema alpestre, all'edilizia e agli artigiani, dove è difficile trovare gente ticinese, che si mette a disposizioni per fare sacrifici. Bisogna far ripartire tutto il mercato con basi solide. La situazione è degenerata anche in Europa, non so dove andremo a finire...»