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23.10.2016 - 17:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La difesa di Bignasca. «Nemmeno la Lega ha mai negato che un certo numero di frontalieri serve»

Attilio Bignasca, dopo i numeri relativi alla Bilsa forniti dal Caffè, risponde dalle pagine del Mattino. «Grazie per la foto che mi ringiovanisce! Ma i problemi sono altri, non i frontalieri nell'edilizia»

LUGANO - Dopo l'attacco del Caffè di settimana scorsa, ove si svelavano alcuni numeri relativi alla Bilsa SA della famiglia Bignasca, atti per il giornale a mostrare la contraddizione tra il sostegno a "Prima i nostri" e quanto attuato, ci si attendeva una risposta di Attilio Bignasca. È arrivata attraverso, come prevedibile, il Mattino, una risposta per altro poco incisiva. «Prima di tutto, ringrazio per la foto pubblicata in prima pagina, che mi ringiovanisce di vari anni», inizia ironicamente Bignasca. «Peccato che il contenuto sia, invece, un Grande inganno, basato su argomenti fasulli ed irrilevanti (un distaccato su 70 stipendi versati nel 2012: chi se ne ri­corda?) e documenti trafugati illegalmente», aggiunge. Da notare che la Bilsa ha deciso che d'ora in poi i suoi dati relativi a nuove assunzioni saranno consultabili solo in ufficio. L'obiettivo, per il leghista, è mettere in cattiva luce quella che definisce "l'odiata Lega". Ma «i re­dattori “non patrizi” del Caffè della Peppina" non sono bene in chiaro sul fatto che la Bilsa e le altre società di cui sono contitolare sono attive nel ramo dell’edilizia», dove «la manodopera frontaliera è sempre stata complementare a quella resi­dente e non ha mai creato problemi particolari, tanto più che si tratta di un settore molto regolamentato da con­tratti collettivi di lavoro. Ma una certa percentuale di manodopera d’oltreconfine nel set­tore edile ticinese è necessaria. Que­sto nessuno l’ha mai messo in discussione; nemmeno la Lega ed il Mattino». Ma le storture che hanno fatto nascere e approvare "Prima i nostri", sono quelli relativi ad altri settori, ove vi è stata un'esplosione di occupati frontalieri. «I problemi in quest’ambito li portano semmai le ditte italiane che assumono e stipen­diano personale frontaliero al 50% ma poi lo fanno lavorare al 100%; il problema sono semmai architetti ed ingegneri frontalieri pagati 2000 Fr al mese».
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