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24.11.2016 - 16:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Una bufera sull'ACSI. «Riceve i sussidi pubblici ed è socialista». «Fa anche campagna per il PS»

Un'interrogazione alcuni deputati, oltre a Quadri, accusano l'Associazione Consumatori della Svizzera Italiana («crede che solo i socialisti siano dalla parte dei consumatori») che si difende

BELLINZONA - L'Associazione Consumatori della Svizzera Italiana (ACSI), difende i consumatori ma ha un particolare colore politico? Secondo i firmatari di un'interrogazione, capitanati dal liberale Fabio Käppeli e appartenenti a PLR, Lega e La Destra (Marcello Censi, Lara Filippini, Gianmaria Frapolli, Paolo Pamini, Amanda Rückert, Fabio Schnellmann), sì. L'associazione sarebbe divenuta, a loro dire, un covo di socialisti. «Nell’ultimo decennio l’ACSI si è vieppiù trasformata da associazione a sostegno dei consumatori e delle consumatrici a organizzazione politica di propaganda per il Partito socialista. La vediamo attiva a ogni votazione popolare praticamente sempre a sostegno delle tesi della sinistra. La questione non deve sorprendere se si considera che il Comitato dell’associazione è composto a larghissima maggioranza da esponenti della sinistra», si legge nel testo. A dar ragione ai firmatari è intervenuto anche il Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri, che su Facebook ha scritto: «E non solo, ma fa anche campagna elettorale a sostegno dei candidati PS. Sicché l'interrogazione ci sta tutta». L'ACSI ovviamente si difende, e la segretaria, Laura Regazzoni Meli, sostiene che si prende posizione solo su temi che interessano particolarmente i consumatori. E se è vero che storicamente le idee si avvicinano a quelle della sinistra, non è sempre così, e cita come esempio la votazione sulla pianificazione ospedaliera. Ci tiene a sottolineare che nel comitato sono presenti rappresentanti di ogni area politica. L'interrogazione di Käppeli e cofirmatari vuol far luce, in particolare, sui sussidi ricevuti da un'associazione che, a loro dire, è ormai politica. «Dovrebbe sorprendere – e inquietare – che quest’evoluzione (verso sinistra, ndr) sia avvenuta con un aumento continuo del finanziamento pubblico. Il contribuente cantonale e quello federale (e fino a poco tempo fa pure quello della città di Lugano) è infatti costretto a pagare l’esistenza di quest’associazione, che non brilla di certo per l’equilibrio delle proprie posizioni, convinta com’è che la sinistra – la cui forza elettorale è ben nota – abbia il monopolio degli interessi dei consumatori. Negli ultimi anni abbiamo assistito a continui ed eccessivi utilizzi del Fondo Swisslos, il quale sembrerebbe essere utilizzato non solo per finaziare l’ACSI ma anche e soprattutto quale vero e proprio “rubinetto” per attuare risparmi fittizzi. Val la pena ricordare che questo fondo presenta una situazione nella quale da diversi anni le uscite superano – e di molto – le entrate. Le riserve di questo fondo vengono quindi intaccate al ritmo di 1.5/2 milioni all’anno: a fine 2015 questo fondo conteneva 14.4 mio a fronte dei 20 mio raggiunti nell’anno 2010». Viene ricordato come il Consiglio Nazionale ha accolto una mozione di Petra Gössi «che invita il Consiglio federale a precisare le basi legali per la concessione degli aiuti finanziari alle organizzazioni dei consumatori, in modo tale che questi siano concessi solo alle associazioni che forniscono ai consumatori esclusivamente informazioni oggettive e corrette e che eseguono test comparativi dei prodotti». Le domande poste al Consiglio di Stato sono dunque: «1. Corrisponde al vero che l’ACSI è sostenuta dal Cantone da oltre 30 anni? Quali altre associazioni o enti attivi sul piano politico (checché ne dicano gli statuti) beneficiano di contributi? 2. Se sì, a quanto ammonta il sussidio pubblico versato (tabella annua e relativo totale)? 3. In base a quale lettera dell’art. 2 cpv. 2 del Regolamento del Fondo Swisslos viene finanziata l’ACSI? Le attività di questa associazione sono ritenute “liberamente accessibili” nonostante la richiesta di una quota sociale da versare e una rivista destinata ai soli soci? 4. Quali altri fonti pubbliche (comunali e/o federali) finanziano l’ACSI e in quale misura? 5. Il Consiglio di Stato è soddisfatto dell’impiego di questi soldi pubblici da parte dell’ACSI? È mai stata effettuata una valutazione dell’utilità e dell’opportunità dei finanziamenti per questo e per gli altri beneficiari (non solo in sede di accettazione delle richieste)? 6. Il Consiglio di Stato ritiene che l’ACSI svolga un’attività d’informazione equilibrata tale da poter beneficiare di un sostegno pubblico? 7. Il Consiglio di Stato ritiene corretto che l’ACSI sia attiva in ogni votazione cantonale e federale?» «Riceviamo sussidi federali e dal fondo della lotteria. I nostri conti sono approvati da un'assemblea e resi pubblici a tutti, sulla Borsa della Spesa. I nostri 10mila soci ne sono a conoscenza», è la risposta della segretaria di ACSI, sempre su ticinonews. In attesa di una risposta "istituzionale". In difesa dell'ACSI si è schierato il consigliere comunale di Mendrisio Andrea Ghisletta su Facebook. «Caro Käppeli, non è l'ACSI che è di sinistra, ma lo è difendere i consumatori. Se al PLR non interessa, è un problema vostro, non dell'ACSI». Käppeli ha prontamente risposto, «"allora che distinguano consulenza e informazione dalle campagne politiche, non facendo pagare a tutti i contribuenti queste ultime come chiesto anche dal Consiglio Nazionale. Sulla difesa dei consumatori poi se ne può discutere, talvolta sembra che l'obiettivo sia invece far aumentare il costo dei prodotti». La polemica appare destinata a infiammarsi ancora.
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