BELLINZONA – Il 9 febbraio di ormai cinque anni fa in molti erano convinti che per la Svizzera sarebbe stata una svolta. Il popolo aveva infatti approvato, con l’apporto decisivo del Ticino, l’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Ma poi i lavori parlamentari sono stati difficili e hanno portato a una preferenza indigena light che a molti non piace.
I partiti di destra ancora non hanno perdonato ai colleghi di aver annacquato una legge che ritengono quasi inutile. È ancora una data importante per la politica? L’UDC che sia così ed ha organizzato proprio per il 9 febbraio, un sabato, “La festa dei lavoratori”: non al primo maggio, bensì appunto al 9 febbraio.
“Avrà luogo al Padiglione Artecasa MAC 6 a Lugano-Cassarate, sabato 9 febbraio 2019, alle ore 11.00. Per motivi organizzativi è gradita l’iscrizione presso info@udc-ti.ch o 078/922 85 57. Ci saranno gli interventi dei cinque candidati UDC e LEGA al Consiglio di Stato, cui seguirà un pranzo offerto a base di risotto e luganighe. Non mancheranno i corni delle Alpi, musica e intrattenimento per i bambini”, si legge nella nota inviata in redazione.
“Come si addice a un incontro di carattere elettorale, il clima sarà di festa ma, se non si temesse di essere considerati irrispettosi verso eventi storici ben più funesti, la si potrebbe chiamare“giornata ticinese della memoria”. Infatti, lo scopo di organizzare una manifestazione che si distanzi dagli altisonanti quanto banali blablabla che la sinistra ci ammannisce ogni 1° maggio, è quello di ricordare la votazione popolare del 9 febbraio con la quale il popolo ha dato il mandato alla Berna federale di tornare alla gestione autonoma dell’immigrazione, inserendo nella Costituzione federale l’articolo 121a che stabilisce i princìpi dei contingenti, dei tetti massimi e della preferenza indigena per la concessione di permessi di dimora”, proseguono, spiegando appunti i motivi della manifestazione.
“Una sacrosanta rivendicazione dei lavoratori svizzeri e residenti di salvaguardare i loro posti di lavoro, messi sempre più a rischio dall’accordo di libera circolazione delle persone, sciaguratamente fatto digerire al popolo con menzogne e false promesse. Un articolo costituzionale vittima di un vero e proprio tradimento da parte di una maggioranza del parlamento svizzero, i cui deputati, peraltro, alla Costituzione giurano fedeltà. Un tradimento sfociato in una legge d’applicazione che, di fatto, non applica alcuno dei tre princìpi sanciti dall’articolo costituzionale – contingenti, tetti massimi e preferenza indigena – ma che è servito da alibi per affermare che è stato fatto qualcosa per ottemperare al mandato popolare. Una legge di non-applicazione che, purtroppo, dà il comodo alibi del “diritto superiore” al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio ticinesi per non applicare l’iniziativa “Prima i nostri” – sostenuta da 10’991 firme e accettata poi in votazione popolare dal 58% dei votanti”, continua la nota.
L’UDC sostiene di essere, in Ticino con la Lega, “l’unico partito a sempre battersi per l’autonomia e l’emancipazione (termine forte ma giustificato) del nostro paese dai diktat di potenze internazionali, cui purtroppo gli altri partiti, la Berna federale, ma nella fattispecie anche Bellinzona si stanno vieppiù inchinando. E legittimamente lo vuole ricordare al popolo ticinese in vista dell’appuntamento elettorale del 7 aprile. Gli altri partiti hanno tradito, ecco un’ottima opportunità per metterli di fronte al “redderationem” votando UDC”.