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17.04.2020 - 13:470

Il vitivinicolo, un settore che piange... lacrime, non vino. Jelmini chiede misure urgenti

Se parte del primario ha registrato aumenti di vendita, il Coronavirus rischia di avere impatti importanti, a breve e medio termine, su un campo caratteristico del Ticino, già confrontato con alcune annate difficili

BELLINZONA – Se il settore agricolo riesce a lavorare, ed anzi il Coronavirus, mettendo in difficoltà l’importazione di merce estera e impedendo ai ticinesi di andare in Italia, ha portato a un aumento delle vendite, lo stesso non vale per quello vitivinicolo, importante in Ticino.

Le difficoltà derivano dal fatto che “i settori della ristorazione e dell’albergheria sono chiusi con conseguente annullamento dei consumi, che sono stati sospesi tutti gli eventi, che sono un canale di smercio importante, che anche le stazioni di servizio sono chiuse con pochissimi shop aperti. Gli acquisti presso la grande distribuzione si concentrano sui beni di prima necessità e in questo momento il vino non è parte della dieta quotidiana della popolazione; da rilevare che comunque non tutti i produttori lavorano con la grande distribuzione. Inoltre si constata un forte calo degli acquisti di vino in questo momento poiché la gente in generale tende a utilizzare quanto ha già acquistato in precedenza e gli acquisti vengono rimandati. Gli impedimenti alle vie di comunicazione e le difficoltà nei trasporti ha limitato l’export che, seppure non sia mai stato quantitativamente importante, si è completamente fermato e le vendite on-line ed in particolare per quanto attiene al vino, non sono ancora così diffuse e comunque il vino ticinese subisce una forte concorrenza con il vino di altre regioni europee o mondiali. Anche sfogliando giornali o guardando la televisione si costata che la grande maggioranza dei vini proposti ed in azione da parte della GDO sono vini esteri”, scrive in una preoccupata mozione Lorenzo Jelmini.

Che raccoglie il grido di dolore dei produttori, confrontati già con annate difficili. Ora addirittura rischiano, a breve termine, “che le scorte, di per sé già alte, non diminuiscono e per la vendemmia 2020 alcune cantine stanno già valutando se ritirare o meno le uve. Il rischio che si propenda per il ritiro parziale è grande e questo andrebbe a colpire anche piccoli coltivatori. Questi, dopo aver investito tempo, ed energie per la cura dei propri vigneti, si vedrebbero costretti a gettare gran parte della produzione della prossima vendemmia”. 

Inoltre, per il popolare democratico, a medio termine “un crollo generale del prezzo delle uve, l’abbandono della coltivazione dei vigneti da parte principalmente degli hobbisti ma probabilmente anche da parte di professionisti con conseguenze sul paesaggio e sul turismo e malattie fitosanitarie causate dall’abbandono di vigneti che vanno ad intaccare i vigneti sani coltivati per portare a termine il raccolto, mentre una produzione improvvisata e incontrollata di vini che se messi sul mercato rischiano di causare dei danni importanti alla positiva immagine al settore, immagine per la quale si è lavorato per anni e con successo”.

Fermarsi per qualche settimana e poi riprendere, come in altri settori, anche con gli aiuti economici, qui non è possibile, sottolinea il sindacalista. Tenendo conto anche che i leasing fatti per finanziare gli investimenti devono essere in un qualche modo rimborsati.

Per tutti questi motivi, chiede misure urgenti, oltre a un gruppo di lavoro con anche esperti del settore per trovarne altre. Si chiede in particolare:

"1. predisporre contributi a fondo perso per l’eliminazione di stock di vini bianchi e rossi attualmente in vasca o già in bottiglia. Questo permetterebbero di far continuare il ciclo normale delle vendemmie già partendo dalla vendemmia 2020. L’eliminazione di stock permetterebbe alle cantine di procedere con l’acquisto delle uve della vendemmia 2020 e il mercato rimarrebbe su un livello di valore aggiunto corretto e non subirebbe una svalutazione. Gli stock eccedenti andrebbero distillati o eliminati con la supervisione dell’autorità per dare la garanzia che non venga utilizzo scorrettamente.

2. concedere un aiuto straordinario e supplementare per la promozione dei prodotti vitivinicoli ticinesi.

3. eliminare per la vendemmia 2020 l’obbligo di versamento della tassa e dei contributi per le uve trasformate in favore dell’IVVT. L’importo complessivo per il 2020 delle tasse destinate alla promozione andrà versato dal Cantone all’associazione di categoria.

4. sensibilizzare la grande distribuzione a lavorare prioritariamente con i vini svizzeri.

5. invitare gli importatori di vino e la grande distribuzione che hanno sede in Ticino a promuovere e vendere i vini svizzeri (in linea con quanto proposto dai viticoltori svizzeri al Consiglio federale)

6. Investire nella promozione dei vini ticinesi e svizzeri".

 

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