BELLINZONA - Tre sì ai temi cantonali in votazione il 9 giugno: Cassa pensione dei dipendenti pubblici, Cittadella della giustizia e riforma fiscale. Il Consiglio di Stato ha parlato, e già questa è una notizia. Una presa di posizione collegiale, ha precisato il presidente Christian Vitta rispondendo a una domanda dei giornalisti presenti alla conferenza stampa svoltasi a Palazzo delle Orsoline.
Vitta ha parlato della modifica della Legge sull’Istituto di previdenza del cantone Ticino (IPCT), che ha l’obiettivo di mantenere il livello delle rendite versate ai futuri pensionati, con una soluzione basata sul principio della simmetria dei sacrifici tra dipendenti e datore di lavoro. “La proposta approvata dal Parlamento, e sostenuta anche dalle associazioni del personale dello Stato – sostiene il Governo - assicura l’equità di trattamento alle generazioni future di pensionati e permetterà di mantenere delle condizioni previdenziali paragonabili a quelle di altre casse pensioni presenti in Ticino e in Svizzera”.
Si tratta, ha detto Vitta, “di riconoscere il valore professionale delle 17'000 persone affiliate alla Cassa, che risiedono e spendono in Ticino, di mantenere condizioni pensionistiche sostenibili e di evitare la futura riduzione delle redite”.
A Claudio Zali il compito di difendere il pacchetto di misure fiscali a favore delle persone fisiche previste dalla modifica della Legge tributaria cantonale: un insieme di misure che permettono di adeguare il quadro normativo fiscale all’evoluzione della società e avvicinano le aliquote fiscali ticinesi alla media intercantonale. La riforma - questa è la posizione del Governo - permette a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del nostro Cantone di evitare di pagare maggiori imposte a seguito dell’aumento del coefficiente d’imposta cantonale dal 97% al 100%. In caso di bocciatura della riforma, tutti i cittadini già quest’anno si vedranno aumentare le imposte cantonali di 3 punti percentuali rispetto al 2023.
E riferendosi alla riduzione delle aliquote fiscali, Zali ha parlato di una “misura dolente”, che viene erroneamente identificata con l’intera riforma. “Ci si irrigidisce e ci si arrocca su posizioni ideologiche, da una parte e dall’altra. Si paventa lo smantellamento dello stato sociale, si parla di regalo ai ricchi… Invito a cercare di essere sereni e considerare questo progetto una piccola riforma del sistema fiscale. Questa è una riforma moderata ed equilibrata, diluita nel tempo, il cui costo è sopportabile per le nostre finanze e potrebbe essere ripagato con l’arrivo di nuovi contribuenti”.
Il terzo oggetto, l’acquisto dello stabile ex Banca del Gottardo a Lugano, da destinare a secondo Palazzo di giustizia, ha spiegato il Governo, nasce dalla necessità di ristrutturare totalmente l’attuale Palazzo le cui dimensioni non sono da tempo sufficienti per ospitare le Autorità con sede a Lugano, anche a fronte dell’aumento di personale occorso nell’ultimo ventennio. Un progetto avviato nel 2008, per il quale sono state valutate tutte le ipotesi possibili.
Il Consiglio di Stato ha sottolineato la sostenibilità dell’investimento, tramite il recupero di stabili esistenti, con un impatto positivo a livello ambientale e sociale e l’accesso facilitato dalla futura rete tram-treno. Un investimento che il Cantone può permettersi a fronte di 4.2 miliardi di franchi di investimenti previsti sui prossimi 12 anni, con un risparmio rispetto agli affitti pagati a privati e con un indotto in favore dell’economia locale.
Senza un secondo Palazzo di giustizia ci saranno maggiori costi, visto che occorrerebbe liberare l’attuale edificio disseminando le Autorità sul territorio con importanti costi di trasloco, adeguamento spazi e affitti, senza risolvere le problematiche della Giustizia.
“Si tratta di dare una casa dignitosa alla giustizia – ha detto il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi -. E si tratta di un investimento generazionale. La Cittadella della giustizia non sarà un luogo elitario, ma aperto a tutti perché parliamo di un servizio essenziale per la popolazione. Quello che proponiamo è un investimento - e non una spesa corrente - che consentirà al Cantone di diventare proprietario, nel solco di una scelta di strategia immobiliare che perseguiamo. Un investimento che andrà anche a beneficio dell’economia locale, oltre a garantire una stabilità della situazione logistica della Giustizia”.
Quel palazzo non è un lusso, ha aggiunto Gobbi, “ma uno spazio proporzionale ai bisogni, che si inserisce nel principio dell’economia circolare, riprendendo e destinando a nuova funzione un edificio di pregio”. In ogni caso, ha concluso, anche le non decisioni hanno un costo e, in caso di bocciatura popolare, i costi finiranno nella spesa corrente, mentre il Cantone perderà l’occasione di diventare proprietario dell’immobile.