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10.06.2024 - 09:530

Cittadella della giustizia, riforma fiscale, pensioni degli statali. L'analisi di Righinetti, Ritzer, Manna e Scarinci

Ecco alcuni estratti dei commenti pubblicati dai due quotidiani sulla votazione del weekend

La sonora bocciatura della Cittadella della giustizia, l’approvazione della riforma fiscale e – seppur per un migliaio di schede - delle misure sulle pensioni degli statali. Proponiamo qui di seguito alcuni estratti dei commenti pubblicati dai due quotidiani sulla votazione del weekend.

L’analisi del Corriere del Ticino è affidata alla penna di Gianni Righinetti, che passa in rassegna i tre risultati, mentre sulla Regione firmano i commenti Daniel Ritzer, Andrea Manna e Jacopo Scarinci.

CITTADELLA DELLA GIUSTIZIA

Gianni Righinetti – Corriere del Ticino

È stata un’autentica asfaltata per il palazzo di lusso in centro a Lugano. Il Ticino è sostanzialmente una macchia rossa e i motivi sono presto detti: era molto più facile dire no che dire sì a questo oggetto e la campagna ha dimostrato che la Città Ticino esiste solo nelle buone intenzioni, non nei fatti democratici per i quali queste votazioni generano un clima da derby, accentuato dalla componente economica, importante.

Poi va riconosciuto che questo progetto non era nato sotto la più promettente stella e che la gestazione biblica all’insegna dell’inconcludenza che ha segnato il percorso per la ricerca di soluzioni (purtroppo una sola) logistiche ha fatto ricadere il tutto in una ridondanza sfociata in un miserabile fallimento. Per tutti. E quando si dice tutti, sono proprio tutti: il Governo, la Sezione della logistica, il Dipartimento delle istituzioni e il suo capo dal 2011 Norman Gobbi, ma pure il Parlamento.

Andrea Manna - LaRegione

Il verdetto popolare non poteva essere più chiaro. E suona come un sonoro schiaffo politico a Norman Gobbi, che le urne hanno asfaltato, come direbbero in via Monte Boglia.

Per la maggioranza dei ticinesi che hanno votato, una maggioranza importante, l’acquisto dello stabile Efg non è una priorità. Neppure per i cittadini di Lugano, sede del sontuoso immobile, che hanno bocciato l’operazione caldeggiata dal Municipio, in primis dal sindaco anch’egli leghista.

A cadere a pezzi, alla luce dell’indiscutibile responso di ieri delle urne, è semmai una certa politica giudiziaria. Quella portata avanti anzitutto dal direttore del Dipartimento istituzioni Gobbi. Una politica di fatto inconcludente.

Insomma, non c’è una regia a livello politico, come ha dichiarato di recente il procuratore generale Andrea Pagani.

Una regia che potrebbe essere assunta, finalmente, dalla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, presieduta ora dal centrista Fiorenzo Dadò. Questa mattina il primo banco di prova, con l’audizione del Consiglio della magistratura. Lasciamoci sorprendere.

RIFORMA FISCALE 

Gianni Righinetti – Corriere del Ticino

Partiamo dal risultato più chiaro e insindacabile: la vittoria pesante, in materia di fiscalità. Un tema da sempre capace di catalizzare l’attenzione e il dibattito, tra esagerazioni che si trasformano in veri e propri boomerang. Fino alla noia i compagni del PS e i loro più stretti sostenitori ci hanno martellato con la storiella del regalo ai ricchi, per tentare di screditare lo sgravio a vantaggio degli alti redditi, minimizzando o chiudendo gli occhi di fronte all’effetto concreto e sciagurato di un ipotetico no al pacchetto: l’aumento delle imposte per tutti. Insomma, il popolo ha detto che chi è benestante e contribuisce al benessere collettivo, non è un pollo da spennare oltremodo. Con questi contribuenti non si gioca alla lotteria. Chi è aiutato e riconosciuto pensa positivo, chi si trova vessato e spremuto si può chiedere: «chi me lo fa fare?».

Ben vengano questi sgravi, un pacchetto che interviene in diversi ambiti, tutti meritevoli di attenzione e che considera i cittadini in diverse fasi della loro vita. Il sì rasserena il cielo sul fronte fiscale e fa dire che questo capitolo non va chiuso: un no lo avrebbe rabbuiato, complicando i prossimi passi ai quali sarà chiamata la politica. In primis in vista dei conti del prossimo anno. La fiscalità e la gestione delle casse pubbliche non sono temi che vanno a braccetto, ma un’opposizione popolare al pacchetto avrebbe ingarbugliato tremendamente il futuro, galvanizzando la sinistra in vista dell’autunno. 

Daniel Ritzer - LaRegione

Sono bastati uno slogan iperefficace (“evitare l’aumento delle imposte per tutti”) e un massiccio investimento finanziario durante la campagna da parte dei sostenitori economici della riforma fiscale, per promuovere una sorta di ricatto vestito da soluzione “equilibrata e ragionevole”.

Che poi fra pochi mesi ci si ritroverà a discutere dei tagli necessari per fare quadrare le cifre del Preventivo 2025 poco importa: il vecchio trucco di camuffare l’interesse di pochi fino a farlo diventare verdetto popolare è collaudatissimo e funziona ancora.

Ancora una volta, il Ticino ha scelto di rimanere fermo, ostaggio di certe abitudini di pensiero (o meglio: di sudditanza) a quanto pare piuttosto impossibili da scardinare.

CASSA PENSIONI

Gianni Righinetti – Corriere del Ticino

Il vote-day ha mostrato un Ticino che pende tra destra e centrodestra con l’UDC che ha mancato per poco l’en-plein, ma che sulla Cassa pensioni vedeva un forte fronte politico compatto. Visto questo schieramento il risultato alle urne non è di certo di quelli che inducono a parlare di una grandiosa vittoria. Il sì a livello di pensioni ha il pregio di portare un raggio di sole su un tema che aveva già diviso dieci anni fa e che tornerà ancora sul tavolo della politica. Si procede a suon di cerotti, ma la cura, volenti o nolenti, non potrà che passare da scelte dolorose e radicali.

Jacopo Scarinci - LaRegione

Il migliaio di schede con cui la votazione è stata decisa mostra che il Paese è spaccato in due e, davanti al baccano e agli striscioni da perenne 1° Maggio che negli ultimi mesi hanno sfilato in corteo, mostra pure come ci sia una quasi maggioranza silenziosa che a fronte di questa strumentale contrapposizione tra dipendenti pubblici e privati ha chiaramente fatto capire come la pensa.

Ha vinto il compromesso sindacale portato avanti soprattutto dal Sit di Mattia Bosco, che ha visto come premio l’estromissione dal Consiglio d’amministrazione dell’Ipct dopo l’entrata in massa di ErreDiPi.

Ma il prezzo di questa vittoria è stata un’esasperazione dei toni e una contrapposizione, se non voluta almeno provocata, tra pubblico e privato che non fa bene a nessuno.

Perché ha ragione chi protesta per difendere i propri diritti, ma i diritti nel settore privato non hanno il piano B del passaggio dal contribuente: la coesione sociale non è un’esclusiva della difesa del settore pubblico, ma anche delle 160mila persone residenti in Ticino che lavorano nel privato.

Alla presentazione del comitato favorevole abbiamo visto allo stesso tavolo fondamentalmente, tutto il Gran Consiglio - a eccezione di Lega, Udc - e tutte le sigle sindacali unite. Il risultato? Una maggioranza di mille schede. La riflessione dovrà farla un Consiglio di Stato che non può limitarsi al refrain che non esistono mai alternative a quanto proposto.

 

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