POLITICA
Caos al Tribunale penale, parla il Consiglio della Magistratura: "Per ora nessuna sospensione. Ma giudici separati"
L'organo di vigilanza presieduto dal giudice Damiano Stefani, ha diramato oggi un comunicato stampa spiegando quali passi ha intrapreso

LUGANO - Il Consiglio della magistratura, organo di vigilanza presieduto dal giudice Damiano Stefani, ha diramato oggi un comunicato stampa spiegando quali passi ha intrapreso in relazione alla caotica e tesissima situazione creatasi all'interno del Tribunale penale. Ecco il testo.

Il Consiglio della magistratura (CdM) lavora da mesi sulla situazione complessa e preoccupante venutasi a creare in seno al Tribunale penale cantonale (TPC). Preso atto delle notizie divulgate dai media nei giorni scorsi e delle discussioni che ne sono scaturite, il Plenum del CdM, consapevole dell'importanza di una corretta informazione ai cittadini, all'autorità politica e ai media, precisa quanto segue:
• Il CdM ha aperto tre procedure disciplinari: due nei confronti dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, a seguito della segnalazione dei loro tre colleghi del TPC, e una nei confronti del giudice Mauro Ermani, a seguito dei fatti segnalati da una segretaria del TPC alla Sezione delle risorse umane. Altri tre fascicoli sono stati aperti d’ufficio, come da prassi, appena il CdM è stato informato della denuncia/querela penale dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti nei confronti dei colleghi Mauro Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta; la decisione circa l’eventuale apertura di procedure disciplinari per i fatti ivi denunciati avverrà non prima che il CdM avrà preso conoscenza del contenuto della denuncia/querela, della quale è già stata richiesta copia al Procuratore pubblico
straordinario;
 L’istruzione delle tre procedure disciplinari menzionate è stata immediatamente avviata. I termini per osservazioni assegnati ai giudici Quadri e Verda Chiocchetti sono stati sospesi, su loro richiesta, essendo stato intrapreso, con l’accordo di tutti i giudici, un tentativo di conciliazione. Nel frattempo tali termini sono stati riattivati. Anche nel contesto della procedura nei confronti del giudice Ermani vi è stato un incontro tra le parti, a seguito del quale a quest'ultimo è stato assegnato un termine per esprimersi;
 Ogni documento ricevuto dal CdM è stato immediatamente trasmesso ai segnalati interessati, affinché potessero formulare le proprie osservazioni;
 Il messaggio WhatsApp pubblicato da La Regione, che sarebbe stato inviato dal giudice Ermani a una segretaria, è stato ricevuto dal CdM il 27 giugno 2024 quale complemento della segnalazione nei suoi confronti sopra menzionata; stante la sua potenziale rilevanza disciplinare (a causa dell’immagine contenuta), esso è stato trasmesso il giorno stesso al giudice Ermani, per osservazioni;
 Il CdM ha invece reputato di non dover trasmettere l’immagine – che sarebbe stata ricevuta dalla segretaria nel febbraio 2023 – al Ministero pubblico, avendo escluso che il suo invio potesse configurare un qualsiasi reato penale perseguibile d’ufficio a carico del magistrato;
• Al momento attuale non sono date le condizioni, ai sensi della legge, per una sospensione di alcuno dei magistrati segnalati;
• Il CdM evaderà il più celermente possibile le procedure, fermo restando il rispetto dei diritti delle parti e la necessità, prima di prendere la decisione finale, di raccogliere tutte le prove rilevanti per valutare i fatti;
• Il CdM ha collaborato con la Commissione amministrativa del Tribunale d'appello per ricercare una soluzione organizzativa temporanea volta a garantire il miglior funzionamento possibile del TPC nelle more delle procedure in corso e ha preso favorevolmente atto della decisione del 26 agosto 2024 di detta Commissione di disporre con effetto immediato due differenti collocazioni logistiche all'interno del Palazzo di giustizia dei giudici coinvolti e dei rispettivi collaboratori;
• Il CdM ha già manifestato la propria disponibilità al Gran Consiglio, per il tramite della Commissione giustizia e diritti, a fornire chiarimenti, nei limiti concessi dalla legge e dallo stato delle procedure.

 

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