LUGANO - “I frontalieri hanno invaso anche il nuovo campus universitario luganese e in certi ambiti sono ormai più numerosi degli svizzeri!”. Il Mattino ha lanciato nell’edizione di ieri “l’allerta frontalieri alla SUPSI” basandosi sui dati forniti dal Consiglio di Stato.
Per la precisione, scrive il foglio leghista, “i dipendenti frontalieri della SUPSI sono ormai 225. Altri 175 sono impiegati all’USI, in parte come docenti ma spesso anche come impiegati amministrativi. Ciò significa che in totale USI e SUPSI contano la bellezza (o la bruttezza) di 400 dipendenti frontalieri! E questo considerando solo i frontalieri ufficialmente dichiarati come tali, visto che l’enorme presenza di collaboratori italiani con un permesso di dimora (permesso B) lascia supporre che il numero di veri frontalieri assunti da USI e SUPSI sia ancora maggiore!”.
USI e SUPSI, prosegue l’articolo, “utilizzano i soldi dei ticinesi per contribuire ad accelerare l’invasione azzurra del Ticino e così arricchire i territori di oltre frontiera. Complimenti! (…). D’altra parte, si sa che un frontaliere tira l’altro (suo cugino, la sua vicina di casa, sua cognata) ma si poteva sperare che in due istituzioni finanziate dall’ente pubblico come USI e SUPSI vi fossero comunque dei freni, che vi fosse comunque una qualche forma di tutela della manodopera residente. Invece no”.
E l’avanzata, aggiunge il domenicale, “non travolge solo le posizioni accademiche, quelle in cui qualcuno può ritenere che si debbano assumere le migliori eccellenze mondiali (ovviamente sempre tutte residenti nelle province di Varese e Como, mai in Cina o in California). No, l’avanzata tricolore travolge anche i servizi amministrativi (…). Che tristezza! Non è sicuramente questa l’università immaginata dal Nano, non è sicuramente questa l’università di cui aveva bisogno il Ticino”.