BELLINZONA – Sono in politica e sono medici. Franco Denti, deputato ora Indipendente, e Franco Cavalli, rappresentante del ForumAlternativo, non potevano non dire la loro sul caso del mancato rimborso da parte di una cassa malati di un farmaco per un ragazzo malato di tumore, che serve per evitare la recidiva.
“Purtroppo non è un caso isolato e, soprattutto in campo oncologico, succede spesso che le assicurazioni siano reticenti a coprire i costi di alcuni medicamenti o terapie. Insomma, capita molto più di quanto si pensi”, spiega al Corriere del Ticino Denti, che è presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino. Una realtà a cui non si pensa spesso, ma che esiste.
Un farmaco, spiega, per essere coperto in Svizzera deve essere registrato da Swissmedic. Se non è così, la cassa malati può scegliere di non coprire i costi, come può farlo se il medico sceglie di usare un farmaco con un dosaggio e per uno scopo diversi da quelli per cui è pensato originariamente.
Cosa fare, se succede? Denti sottolinea come c’è la via legale, oppure “c’è anche chi preferisce acquistare direttamente il farmaco all’estero dove costa meno assumendosi però i rischi del caso. Sono scelte personali e ad incidere è anche la disponibilità finanziaria. In generale però, va detto che le discussioni sul costo eccessivo dei medicamenti in Svizzera non sono nuove e servirebbe un intervento politico al più presto”.
Un intervento politico invocato da molti. Franco Cavalli, a nome del ForumAlternativo, allarga il campo: “il rifiuto della Cassa Malati di pagare il farmaco antitumorale al ragazzo dodicenne, che sta commovendo tutto il Ticino, come il recente caso del paziente malato di SIDA, morto perché gli hanno rifiutato le cure necessaria in quanto figurava sulla "black list", sono solo la punta dell'iceberg di un sistema marcio, ingiusto e prossimo all'implosione”, e parla di un “sistema sanitario che diventa sempre più a due velocità: una per i ricchi, l'altra per i poveri. Così per esempio i dati del registro dei tumori di Ginevra dimostrano che in quel Cantone i pazienti ricchi con tumore della prostata vivono il doppio rispetto a pazienti poveri con la stessa malattia!!”. Da brividi.
“La soluzione sarebbe semplice: riprendere per queste ed altre malattie rare l'accreditamento molto minuzioso che viene fatto dall'Agenzia europea del Farmaco”, prosegue, anche se per lui la via migliore sarebbe una cassa malati unica. “Tutto sarebbe molto più semplice e meno costoso se avessimo finalmente la Cassa malati unica, che potrebbe permettersi di assumere medici specializzati in grado di dialogare con i medici curanti, ciò che oggi con una moltitudine di Casse malati è impossibile. A perderci sarebbero solo i troppi managers super pagati! Questo sistema sempre più ingiusto e marcio, diventato ormai la preoccupazione principale della popolazione svizzera, esige una risposta decisa , che porti ad un rapido cambiamento radicale”.
Una soluzione propugnata anche dal Partito Socialista e da quello Comunista.
"Il caso del bambino dodicenne colpito da un tumore cui è stato rifiutato il rimborso di un trattamento farmacologico volto a ridurre il rischio di recidiva, sollevato dal primario di oncologia pediatrica dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona Pierluigi Brazzola, è allarmante. Il Partito Socialista ritiene che non sia accettabile che una cassa malati respinga il rimborso di un trattamento salvavita prescritto da medici specialisti, riconosciuto dall’Agenzia europea del farmaco (EMEA) a causa del mancato investimento in Svizzera della casa farmaceutica per accreditare il farmaco nel nostro Paese, un mercato ritenuto poco interessante dal punto di vista commerciale ma che conta molte vittime di tumore infantile. Inaccettabile anche la risposta burocratica fornita da Santésuisse, che si accontenta di affermare che non conosce il caso specifico, ritenendo che la Cassa malati abbia avuto le proprie ragioni nel respingere il rimborso di un farmaco prescritto da specialisti di prim'ordine", scrive il PS, spiegando che è solo la punta dell'iceberg e che anche chi fa parte delle black list non può accedere ai trattamenti, un metodo di cui ha chiesto la fine.
"La grande solidarietà dimostrata dalla popolazione ticinese che ha permesso di raccogliere i fondi necessari al trattamento del dodicenne colpito da un tumore, così come la disponibilità della Lega contro il cancro, vanno certamente salutate ma non possono e non devono affatto essere considerate una soluzione a un problema cui va data una risposta politica anche dai partiti più vicini alle casse malati o che ricevono dei finanziamenti dalle stesse", prosegue. "In questo senso, oltre a denunciare il peso delle lobby delle Casse malati in Parlamento e all’iniziativa volta a ridurre il peso dei premi cassa malati al 10% del reddito disponibile che verrà lanciata il prossimo autunno, il PS sarà attivo insieme alle altre forze dell’area rosso-verde nelle manifestazioni in favore di una sanità accessibile organizzate dopo l’estate e ribadisce la necessità di una cassa malati pubblica la quale impedirebbe questo genere di casi e una sanità disumana a due velocità, in cui le persone con più mezzi finanziari sono curate meglio rispetto a chi è meno fortunato.
Simile nei contenuti il comunicato comunista. “La notizia della cassa malati che non intende pagare la cura per evitare recidive a un ragazzo di 12 anni sottoposto a terapia intensiva per sconfiggere un sarcoma maligno fa rabbrividire! È la prova che nella ricca Svizzera il diritto alle cure mediche non è ancora garantito e che la privatizzazione della sanità sta diventando pericolosa per la comunità. È comprensibile umanamente che molti cittadini abbiano aderito a una colletta, per raccogliere fondi a sostegno della famiglia colpita in questo momento di urgenza, ma il problema non si può risolvere così: da anni stiamo pagando premi di cassa malati in perenne aumento e ora le assicurazioni private arrivano persino a rifiutare le cure a un ragazzo malato di cancro. È inammissibile!”, si legge in una nota.
“Bisogna pubblicare il nome della cassa malati in questione, iniziare un’operazione di boicottaggio e dare subito via a una battaglia politica e giuridica per punirla! Bisogna infine capire che queste situazioni continueranno a succedere finché non si andrà alla radice dei problemi: abolire questa giungla di casse malati private che fanno profitti sulle malattie dei cittadini è un dovere civico!”, propone, aggiungendo di ritenere che serve che “il sistema sanitario sia nazionalizzato: ci vuole una cassa malati unica, pubblica e coi premi in base al reddito e alla sostanza!”