IL BLOG DI DON GIANFRANCO
"Disarmiamo le parole"
Le riflessioni di Don Feliciani sulla lettera del Papa al Corriere della Sera
Vatican News

di Don Gianfranco Feliciani

Ancora prima del suo ricovero in ospedale, a chi si chiedeva se, impedito nel camminare e anziano com’è, il Papa non pensasse alle dimissioni, Francesco con il suo abituale humor aveva risposto: “Non si governa con le gambe, ma con la testa e con il cuore”. E davvero la testa e il cuore ci sono... Basta leggere la lettera che Francesco ha inviato il 14 marzo scorso al direttore del “Corriere della Sera” Luciano Fontana, in risposta all’augurio di buona salute che gli aveva inviato. Un passaggio di questa lettera mi ha molto colpito...

“Vorrei incoraggiare lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l’importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.

Disarmare le parole... il Papa ha ragione! Ogni guerra non inizia forse sempre con minacce e parole ingiuriose? Nel libro biblico del Siracide leggiamo: “Prima del fuoco c’è vapore e fumo di fornace, così prima del sangue ci sono le ingiurie” (22,24). Ma tutto dipende anche da ciascuno di noi. Le grandi guerre del mondo non sono forse la somma delle innumerevoli piccole guerre di casa nostra?

L’accresciuta rozzezza del linguaggio della nostra società – parolacce e insulti sono diventati come la normalità dei rapporti umani – ci deve quindi far riflettere seriamente. Lo scrittore messicano Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura, ammonisce: “Quando una società si corrompe, il primo a imputridire è il linguaggio”.

Cominciamo a disarmare le parole, ci esorta a fare Francesco, indicandoci la via: “Le religioni, inoltre, possono attingere alla spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace”. Ancora nel Siracide leggiamo: “Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni” (6,5).

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