Da una Fender in fiamme a un mito eterno, la vita come combustione creativa. Storia della rock star che ha acceso il mondo prima di spegnersi: “La luce che brilla il doppio, dura la metà”
di Brenno Martignoni Polti
Istrionico. Innovatore. James Marshall, detto Jimi, Hendrix. Nato a Seattle il 27 novembre 1942. Fraseggiava, in fusione perfetta, con la chitarra elettrica. Inarrestabile ricerca di suoni. Di modi, stile e tecnica. Inconfondibili. Fender Stratocaster nera. “Black Beauty”. Come l’aveva simpaticamente soprannominata. In pieno rito catartico, in scena, a darle fuoco. Atti inediti sorprendevano il pubblico incredulo e stupefatto. Distruggeva lo strumento sbattendolo contro gli amplificatori. Comunque, sempre linee di un arguto copione. Eccessi non fini a sé stessi, ma per lambire territori sonori mai esplorati. Così, tra il 1967 e il 1968, la sua rivoluzione. Ardite sperimentazioni. Talento e visioni. Come sul palco di Woodstock, all’alba del 18 agosto 1969. Hendrix intona una futuristica “Star Spangled Banner”. L’inno americano, rivisitato in chiave guerra del Vietnam. Solenne protesta di una contestazione globale. Geniale. Poi, quel
venerdì 18 settembre 1970, l’irreparabile. A Londra. In una stanza del Samarkand Hotel. Aveva 27 anni. Dopo Brian Jones e prima di Janis Joplin e Jim Morrison, anche lui, entrava così nel ferale Club 27. In circostanze tuttora irrisolte. Un improvviso rigetto letale, forse, per un cocktail di alcool e tranquillanti. L’unica narrazione, per nulla lineare, quella della sua ragazza. Monika Dannemann. Già campionessa di pattinaggio artistico della Germania dell’Est. Morirà. Ventisei anni più tardi. Seaford. East Sussex. In un piccolo garage di un cottage della campagna inglese. Due giorni dopo aver perso la causa contro Kathy Etchingham. Personalità della Swinging London anni Sessanta. Precedente fidanzata di Jimi Hendrix. Le dichiarazioni di Monika Dannemann furono messe in dubbio proprio da Kathy Etchingham. Presunta incompetenza dei sanitari. Il fatto che Jimi era ancora vivo all’arrivo dei soccorsi. La ripresa delle indagini le smentì. Monika pubblicò così un libro, incentrato sul suo rapporto con Jimi. Nell’opera, Etchingham vi trovò gli estremi della diffamazione. La battaglia giudiziaria che vinse impose alla Dannemann di non ripetere più quelle falsità. Questa non si fermò. Kathy, allora, la portò di nuovo in tribunale. Due giorni dopo la sentenza di condanna - venerdì 5 aprile 1996 - Monika viene trovata senza vita nella sua macchina, con un tubo collegato allo scarico della vettura. Una delle tante morti sospette sul solco della prematura scomparsa di Jimi Hendrix. Figure chiave di questa storia. La groupie Devon Wilson morì a New York. Caduta da un balcone del Chelsea Hotel. Martedì 2 febbraio 1971. James Wright, tecnico del suono di Jimi, affermò che sarebbe stato l’agente di Hendrix, Michael Jeffery, a fare uccidere l’artista. Per riscattare un’assicurazione sulla vita. A quanto sembra, tentativo estremo di un manager indebitato con la mafia. Jeffery perì il 5 marzo 1973, a 39 anni, in un incidente aereo a Nantes. Anche per Mitch Mitchell (batteria) e Noel Redding (basso) della band “Jimi Hendrix Experience”, un futuro non certo più roseo. Noel morì a 57 anni nel maggio 2003, Mitch lo seguì nel 2009 a 61 anni. Chas Chandler, manager, stroncato da un attacco di cuore, a 57 anni, nel luglio 1996. Lo stesso destino che poi colpì il poco più che cinquantenne biografo di Hendrix, Tony Brown, quello che più di tutti indagò sugli eventi di quella ultima notte. Negli anni, si sono succedute le ipotesi più disparate sugli eventuali mandanti. Da tempo, Hendrix era nel mirino dell’ FBI di J.Edgar Hoover. Dopo avere finanziato le Black Panther e dopo essere diventato inconsapevolmente un modello di integrazione a livello planetario, lui, di colore con sangue Cherokee, amatissimo dal pubblico bianco del rock. In mancanza di chiare evidenze, il verdetto sulla morte è ancora più che mai aperto.
“La luce che brilla il doppio, dura la metà”. Tutta qui. L’essenza. Racchiusa. In questo suo profetico aforisma.