Tribuna Libera
09.11.2015 - 08:360
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Cambio di partita
di Natalia Ferrara Micocci
I fatti sono che l’Udc ticinese presenterà Norman Gobbi all’Udc svizzera per un posto sul “ticket Svp” per il Consiglio federale. Presto vedremo cosa farà davvero l’Udc nazionale e capiremo meglio molte cose. Toni Brunner ha già parlato di un “Dreierticket”, con un nome per ogni regione linguistica. Che dire? Primo: che il Ticino cerchi, a ogni occasione, di ottenere un seggio in Consiglio federale è sacrosanto. Secondo: che una o un politico ticinese, in questo caso l’onorevole Gobbi, colga l’attimo ritenuto propizio per provarci è del tutto comprensibile. Terzo: quando una o un politico ticinese arriva anche solo vicino allo status politico e/o mediatico di “Bundesratskandidat” succede un miracolo. Tutti dicono che è la persona giusta e gli fanno ampi e pubblici auguri. Anche quelle e quelli che, in privato o precedentemente, dicevano (o dicono) di lui peste e corna.
Ricorderemo solo il caso di Patrizia Pesenti, impallinata da fuoco ticinese amico nonostante l’unanime sostegno pubblico alla sua candidatura. Fatte queste premesse, il passo Lega/Gobbi/Udc resta un’operazione di una disinvoltura politica che lascia allibiti e che, auguri a Gobbi a parte, merita una riflessione.
Un consigliere di Stato ticinese, per tentare di diventare consigliere federale, si candida per un partito che non è il suo e vi aderisce, pochi mesi dopo essere stato rieletto in Governo su un’altra lista, neppure congiunta, anzi, con quella della formazione che dovrebbe ora portarlo a Berna. Un partito, la Lega, che, da anni, considera Berna come una capitale nemica e i consiglieri federali li chiama “bambela” o “oche”, non solo non si risente per il cambio di maglia del suo esponente ma si presta attivamente al gioco. Detto di transenna, nella Lega proprio il consigliere di Stato Gobbi si distingue spesso per polemica verso il Governo federale. Vabbè, come si dice, qui aime bien, châtie bien.
Quanto a Lega e Udc, in Ticino, se ne sono date e dette di ogni. Lasciamo perdere ragioni e torti rispettivi, resta il fatto, incancellabile, delle loro profonde differenze. Cosa significa tutto ciò? A mio avviso due cose.
Se un’operazione del genere fosse nata tra i partiti ticinesi “storici” è facile immaginare come avrebbero reagito Lega e Udc. “Partitume”, “cadreghinismo” e “voltamarsina” sarebbero stati i complimenti più gettonati. Più importante, però, è il senso politico complessivo dell’operazione Lega/Gobbi/Udc. Se funzionasse, Lega e Udc avrebbero ridato al Cantone un seggio nell’esecutivo federale e, sul piano cantonale, posto le basi per una formazione di destra unica con l’ambizione, a medio termine, di ridurre Plr e Ppd a satelliti, come d’altronde purtroppo già accade in molti Cantoni svizzeri. In filigrana, il verosimile cambiamento verso il maggioritario del sistema elettorale ticinese.
Se la candidatura Gobbi non funzionasse, rivendicheranno comunque il merito di averci provato e otterranno nuove munizioni per la polemica leghista verso la Confederazione. Nel frattempo, e questo potrebbe essere un effetto collaterale da non sottovalutare, rilanciano l’attenzione sul secondo turno degli Stati, da trasformare in un’occasione per “dare una mano” all’elezione di Norman Gobbi in Consiglio federale. Molti piccioni, come si vede, con una fava sola.
In definitiva, l’ambizione di Gobbi è legittima ma ne sono pure chiare le conseguenze politiche in Ticino. Oltre agli auguri, sono quindi lecite anche le domande.
di
Natalia Ferrara Micocci, avvocato, deputata Plrt al Gran Consiglio