Tribuna Libera
10.06.2016 - 15:520
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
SECO vs. ILO?
di Jessica Bottinelli, Verdi Ticino
A ogni calo della disoccupazione SECO, anche di solo lo 0,1%, si parla di trend positivi, di miglioramento dell’economia, di maggiore attenzione da parte delle aziende ticinesi verso i nostri disoccupati, eccetera. E i dati nel mese di maggio non fanno eccezione. Interessante però notare come queste analisi sono si spingono mai un pochino più lontano, forse per paura di scoperchiare dati meno incoraggianti
Il tasso di disoccupati SECO prende in considerazione solo le persone iscritte alla disoccupazione, che corrispondono circa alla metà del totale delle persone senza lavoro calcolate in base ai criteri dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Anche nei primi tre mesi dell’anno la disoccupazione SECO era calata, quando sono stati pubblicati i dati ILO per il primo trimestre la realtà è apparsa ben diversa: 13'300 disoccupati, 2'400 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno prima e un tasso di disoccupazione salito del 6 al 7%. Non si capisce perché la sezione del lavoro e i media si intestardiscano a voler usare unicamente le cifre della SECO senza commentare anche quelle ILO, perché tanto la gente si accorge benissimo guardandosi intorno che la disoccupazione non cala
Ormai sanno tutti che molte persone che hanno diritto alle indennità di disoccupazione non si iscrivono più agli URC, anche perché difficile che ti trovino un impego visto che i posti vacanti annunciati sono uno ogni 8 o 9 disoccupati. Il numero di persone in assistenza è esploso da quando nel 2011 è entrata vigore la revisione della Legge disoccupazione e molti di essi sono persone le persone escono dal “circuito della disoccupazione SECO”, scomparendo dalle statistiche. A queste persone vanno aggiunte anche quelle che hanno lavori precari e magari non riescono ad accumulare abbastanza periodi contributivi per poi iscriversi alla disoccupazione.
Quando si parla di aumento dei posti di lavoro è bene ricordare la definizione ufficiale di addetto: “persona impiegata che è sottoposta a contributi AVS con un reddito superiore a 2'300 CHF annui”. Anche uno studente che svolge un lavoro estivo di due mesi per il quale è remunerato in totale 2'500 franchi è considerato un addetto. Affermare che gli addetti sono aumentati di oltre 10'000 unità, non significa che ci sono 10'000 posti di lavoro in più con i quali è possibile mantenersi, anzi.
Forse insieme ai tassi di disoccupazione ILO e SECO bisognerebbe anche analizzare il potere d’acquisto delle famiglie. Purtroppo sempre più avere un lavoro non significa avere abbastanza per poter sbarcare il lunario. Il fenomeno dei working poor non fa che aumentare. Provate a chiedere nelle vostre città e nei vostri paesi chi sono le persone che si recano al tavolino magico o alle mense di beneficienza? Sarete sorpresi di scoprire che ci sono molte persone che hanno un lavoro che sono costrette a beneficiare di questi servizi o di ricorrere all’assistenza.
Raoul Ghisletta e altri parlamentari avevano proposto che il tasso di disoccupazione ILO fosse affiancato ai dati pubblicati dalla SECO ma ci si limita ad infilare un link in un documento di molte pagine... ecco a me questa non sembra trasparenza e non fa che lasciare campo libero a chi vuole sottacere e abbellire la realtà dei fatti dell’economia ticinese.
Non ci vuole una laurea in economia per capirlo: sempre più frontalieri, notificati e lavoratori interinali, paghe sempre più basse, aumento del dumping salariale, giovani in partenza per altri lidi e diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie.
Questa economia non mi piace e ci sta impoverendo tutti. Dobbiamo cambiare paradigma, rimettere al centro degli interessi gli esseri umani, non il profitto a corto termine supportato da “statistica da bella vetrina”.
Jessica Bottinelli, Verdi Ticino