di Alberto Siccardi *
Fra poco sapremo, fra un sorriso e l’altro dei candidati e le loro dichiarazioni molto vaghe, chi governerà Lugano nei prossimi anni. Sarebbe noioso ricominciare con la lista degli sprechi sia nella gestione della cosa pubblica corrente che negli investimenti inutili. Attendiamo con fiducia e speranza che qualcosa cambi nello stile di chi ha le chiavi della «nostra» cassa a Lugano.
Limitiamoci a chiedere che almeno due, anche solo due, siano le linee guida nella futura gestione della nostra città: la prima potrebbe essere il confronto con la spesa per il personale, per abitante, delle grandi città negli altri Cantoni; la seconda, per quanto riguarda gli investimenti, di fare, prima di decidere, una valutazione del ritorno finanziario di ciascuno di essi. Altrimenti si continuerà ad aumentare il debito cittadino. E i debiti sbagliati non si ripagheranno da soli.
Si è forse dimenticato che un investimento si fa per due motivi. Perché rende dei soldi ed è quello che fanno le aziende private e talvolta anche quelle pubbliche. Oppure per rendere un servizio alle comunità, servizio di cui esse hanno bisogno, perché senza non possono crescere adeguatamente. Le scuole e la polizia ne sono un esempio. Ma i palazzi per i servizi si fanno una volta, non si fanno e rifanno. Discuteremo e voteremo fra poco sulla necessità di investire 200 milioni per il nuovo Palazzo di Giustizia, pur avendo in funzione quello vecchio… ma è spesa cantonale.
Tornando a Lugano. Ci si dice che sposteranno nelle due torri a Cornaredo l’Amministrazione e la Polizia di Lugano (come se oggi lavorassero all’aperto o sotto la pioggia). Lasceranno vuoti i locali che oggi occupano in città, ma li affitteranno a prezzi popolari. Affari d’oro! Lugano perderà parte della sua vita a mezzogiorno, centinaia di lavoratori pubblici decentralizzati, negozi e ristoranti ne soffriranno.
Temo comunque che i veri problemi di Lugano siano anche altri e ben più gravi. Sono l’immigrazione clandestina e l’accattonaggio che, entrambi, portano a un aumento della microcriminalità, anche in forme violente, come già succede nel resto dell’Europa. Sarebbe finita così la bella Svizzera che tanto ci affascina e attira i residenti stranieri benestanti!
A una situazione cantonale non attraente sotto il profilo fiscale (e qui speriamo che le cose cambino presto) si aggiungerebbe la mancanza di sicurezza, quella sicurezza che oggi è il motivo principale per cui molti residenti non cambiano Paese nonostante la fiscalità ticinese sia poco attraente. A differenza delle dispute sui conti dello Stato (decreto Morisoli in primis) quella sulla sicurezza è e diventerà più dolorosa, specie quando cominceranno a verificarsi (il destino ce ne scampi) incidenti di criminalità a cui non siamo abituati, furti importanti con scasso, più o meno violenti, a danno del cittadino. Chi segue le cronache italiane ne sa qualcosa. E sa anche che le reazioni esasperate dei cittadini attaccati vengono punite severamente dai giudici, che non tollerano alcuna violenta reazione da parte degli aggrediti o danneggiati, mentre gli aggressori troppo sovente escono dal carcere dopo periodi relativamente brevi; e ricominciano a delinquere.
Questa è l’Italia oggi. Speriamo che da noi il toro «sia preso per le corna» da subito. Deve prevalere dall’inizio il tentativo di integrazione degli immigrati che per legge hanno diritto a rimanere Lo Stato deve prenderli a carico con impegno. Non è solo un problema di carità cristiana, ma di prevenzione ferma e decisa di ogni forma di «criminalità per disperazione». Non devono essere lasciati per le strade liberi di delinquere e devono essere istruiti sui nostri costumi e su quanto siano seri i nostri sistemi di repressione. Così come molte organizzazioni di beneficenza fanno in Africa, insegnando un mestiere. Così dobbiamo fare con chi può restare. Gli altri devono essere allontanati: è penoso ma necessario. Se non lo faremo e la sicurezza nel nostro Paese dovesse venir meno, non solo la nostra vita cambierà giorno dopo giorno, ma se ne andrà quella ricchezza che oggi ci viene portata da chi vuole vivere tranquillo da noi. Quei pericoli che caratterizzano ad esempio la vita a Milano e in tante altre città italiane, cambierebbero la Svizzera, la sua floridezza economica e la sua immagine di serietà sociale. È un gioco faticoso e costoso, ma necessario. Ed è, questo sì, un investimento vitale per il nostro futuro e quello dei nostri figli.
* imprenditore