"Le black list sono inefficaci, dannose e lesive del diritto costituzionale alle cure. In quasi tutti i cantoni sono state abolite"
di Ivo Durisch *
I Cantoni possono decidere, sulla base della Legge federale sull’assicurazione malattie (LaMal), di istituire delle liste nere composte dagli assicurati che nonostante una procedura esecutiva non pagano i premi di cassa malati. Informati dai Cantoni, gli assicuratori malattia sospendono di conseguenza il pagamento delle prestazioni mediche, salvo in caso di urgenza.
Questa disposizione è attualmente in vigore in 4 Cantoni svizzeri, fra cui il Ticino, dove è stata temporaneamente sospesa durante la pandemia Covid 19. Ad oggi non è ancora stata reintrodotta. Un’iniziativa parlamentare, presentata nel giugno 2018 dal Partito Socialista e attualmente al vaglio della Commissione sanità e sicurezza sociale, ne chiede l’abolizione. Alla base delle liste nere vi sarebbe l’ipotesi che, sotto la minaccia di non vedersi più rimborsate le cure mediche, l’assicurato sia incentivato a saldare il debito contratto con l’assicuratore malattia. La realtà però è ben diversa.
Questo metodo intimidatorio non funziona ed è oltretutto amministrativamente costoso. Questo il motivo per cui il Consiglio Federale non è favorevole alla loro istituzione. Infatti, la stragrande maggioranza delle persone presenti nelle liste nere non riesce realmente, per motivi economici, a pagare i propri premi di cassa malati. Considerato il nostro sistema di finanziamento dei costi della salute su base pro capite e il continuo aumento di tali costi, il numero di persone morose non potrà che aumentare. Le persone più colpite sono quelle con redditi bassi, tra cui i malati cronici, che subiranno le conseguenze più gravi.
Anche dal punto di vista economico, viene messa in dubbio l’opportunità di ritardare interventi tempestivi in caso di malattia. Infatti, agire subito su una patologia medica riduce la possibilità di complicazione e quindi di costi sanitari maggiori. Le liste nere sono quindi pericolose liste di proscrizione, con un effetto vessatorio più che educativo.
Inoltre, sotto il profilo etico, queste liste ledono l’integrità e la dignità umana, risultando inaccettabili.
A prendere posizione contro le liste nere è stata anche la Commissione Nazionale d’Etica nel settore della medicina umana (NEK-CNE) che stigmatizza la decisione di introdurle perché contraria ai diritti umani, violerebbe il principio di solidarietà aumentando discriminazioni e disuguaglianze oltre ad avere effetti negativi sulla salute pubblica. Le liste nere sono anche in contrasto con la Costituzione federale, in particolare con gli articoli 41 e 117a. Articolo 41: "La Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché ogni persona possa beneficiare delle cure sanitarie necessarie per la sua salute." Articolo 117a: “Nell’ambito delle loro competenze, la Confederazione e i Cantoni provvedono affinché tutti abbiano accesso a cure mediche di base sufficienti e di qualità.”
Insomma, è chiaro che l’accesso alle cure mediche di base deve essere garantito a tutti, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria. Le liste nere rappresentano una palese violazione del principio costituzionale che garantisce il diritto all’accesso alle cure per tutti. La Confederazione e i Cantoni hanno la responsabilità e il dovere di assicurare che nessuno venga escluso dal sistema sanitario, indipendentemente dai problemi di pagamento con l’assicuratore malattia.
Purtroppo, la maggioranza della Commissione sanità e socialità del nostro Cantone sembra non considerare questi elementi e procede verso l’invito al Consiglio di Stato affinché le riattivi. Dopo i recenti tagli ai sussidi di cassa malati, questo ulteriore inasprimento nei confronti di chi fatica a pagare i premi non farà che aggravare l’insicurezza di molte famiglie, già allo stremo e prive di ulteriori margini di risparmio. Ma la classe politica sembra voltare lo sguardo altrove.
* capogruppo PS in Gran Consiglio