di Michela Pfyffer *
Ne abbiamo avuto dimostrazione più volte negli ultimi anni, le scienze e tecnologie biomediche stanno facendo passi da gigante, anche - va ricordato - con il contributo delle nostre eccellenze ticinesi. Come conseguenza, i progressi fatti dalla medicina, sia a livello diagnostico che a livello terapeutico sono spettacolari e soprattutto estremamente promettenti specie in alcuni ambiti, come ad esempio quello dell’immunologia e dell’oncologia.
La medicina si fa sempre più precisa e le terapie sempre meglio si adattano alla diagnosi, andando sempre di più verso la personalizzazione del trattamento. Questo, però, e ne abbiamo discusso molto nel nostro Cantone cinque anni fa con le cosiddette CAR-T cells, pone il problema dei costi.
Un problema economico, ma anche e oserei dire soprattutto, etico. L’innovazione permette, sì, di meglio prendere a carico determinate patologie, anche quelle per le quali non esistono ancora delle soluzioni. Ma purtroppo l’innovazione ha un costo, quello della ricerca e quello, talvolta, della propria implementazione: questo è uno dei fattori che grava sui costi della sanità. Un costo che dobbiamo riuscire a contenere, facendo appello alla responsabilità di tutti, a cominciare dall’industria, ma una tendenza che non possiamo ignorare soprattutto in una società industrializzata come la nostra.
La salute (e non solo la “sanità”), ormai lo sappiamo bene, può e deve essere tutelata, sia a livello individuale, evitando i noti comportamenti a rischio, che a livello collettivo, con misure mirate. Un esempio estremo, ma che rende l’idea, di misure impopolari ma efficaci, sono quelle che siamo stati chiamati ad adottare per combattere la pandemia. Non è necessario arrivare a tanto, ma una visione consapevole e responsabile dei comportamenti umani e delle loro conseguenze è oggi più che mai necessaria. La promozione della salute e la prevenzione sono troppo spesso i “parenti poveri” del nostro sistema sanitario, perché non danno dei risultati, in particolare economici, a breve termine.
Consapevoli che non possiamo (e non vogliamo) sottrarci dal beneficiare dell’evoluzione delle cure, dobbiamo ragionare a lungo termine per accogliere il progresso della medicina in modo sostenibile e senza correre il rischio di trovarci confrontati con problematiche etiche di applicazione.
La prevenzione è importante e, a fronte di una piramide demografica ormai “al contrario”, sarà una delle possibili soluzione per evitare l’insorgere di una proporzione importante di malattie croniche, con i relativi costi, e per arrivare ad avere una popolazione “più in salute”.
* Candidata PLR al Gran Consiglio