*Di Fabrizio Sirica
Due informazioni di questi giorni fanno tornare a discutere sul tema della canapa. La prima è la presentazione del rapporto annuale sulle dipendenze redatto da Addiction Suisse, il quale conferma che la cannabis resta lo stupefacente illegale più consumato in Svizzera e aggiunge: "A livello internazionale le leggi cambiano; anche in Svizzera bisogna sviluppare un
modello di regolamentazione adatto al contesto".
La seconda notizia, meno diffusa ma che comunque merita un’attenta riflessione, viene diramata dal profilo social di “Danno.ch” (progetto di riduzione del danno e sensibilizzazione dei consumatori), il quale avverte del fatto che in Svizzera tedesca è stato analizzato un campione di cannabis contenente, oltre al THC (che è il principio attivo che dà l’effetto psicotropo), anche un cannabinoide sintetico. I cannabinoidi sintetici sono composizioni elaborate in laboratorio che, a
differenza delle sostanze naturali contenute nella canapa tradizionale, hanno un elevato rischio
d’intossicazione acuta. Il loro consumo può provocare svenimenti, tachicardia, nausea, vomito, convulsioni, infarto e psicosi acute.
Questa “nuova sostanza” ha già provocato 24 morti solo in Europa. Se è vero che in Ticino non si ha prova di una sua diffusione, questa situazione non ci può lasciare indifferenti e occorre ragionare su come migliorarla. Analizzando la realtà con pragmatismo e senza sterili moralismi, risulta evidente che, come consigliato da Addiction Suisse, per fare fronte alle problematiche derivate dal consumo di canapa la miglior politica sia una sua regolamentazione. Soltanto in un sistema di legalità si potrebbe avere un approccio scientifico, orientato alla prevenzione, alla riduzione del rischio e del danno,
mettendo al centro la salute di centinaia di migliaia di consumatori, altrimenti alla mercé del mercato nero.
In altre parole, in un contesto regolamentato non ci sarebbe il rischio di incorrere in
una sostanza potenzialmente letale, perché ci sarebbe una verifica e il consumatore avrebbe accesso a una corretta informazione. Purtroppo, in Ticino manca la volontà di affrontare la tematica con serietà. È irresponsabile il
silenzio e la passività del Dipartimento salute e sanità, condotto da Paolo Beltraminelli, che dopo 2 anni e mezzo non ha ancora risposto all’interrogazione “Regolamentiamo la cannabis”, presentata il 6 novembre 2016 e sottoscritta da ben 34 deputati, che offre importanti spunti e traccia una via chiara, verso un approccio che possa rispondere alle problematiche.
Probabilmente ai vertici del DSS sanno che sul piano fattuale, l’attuale proibizionismo ha mostrato tutti i suoi limiti, pertanto
evitano il dibattito. Si sta forse aspettando che ci sia un’emergenza per parlarne?
*candidato PS al CdS e al GC, membro del Comitato interpartitico per la regolamentazione della canapa