BERNA - Il nome di Jürg Brühlmann è divenuto celebre nei giorni scorsi. Costui è un esperto di formazione dell’associazione svizzera dei docenti, e, partendo dai risultati dell'ultimo test PISA, in cui i quindicenni svizzeri non sono risultati esattamente dei campioni di lettura, ha avanzato una proposta che sta facendo discutere.A suo avviso, le capacità di lettura dei ragazzi dipendono dall'apprendimento della propria lingua madre: se vi sono delle lacune, il giovane potrebbe risentirne a livello scolastico. Dunque, avrebbe più senso insegnare nelle scuole la lingua madre di chi ha un passato migratorio rispetto ad una seconda nazionale.Il riferimento, però, sarebbe soprattutto a chi ha un passato migratorio recentissimo, cioè soprattutto coloro che provengono dai paesi balcanici e dell'Est.Dunque, si dovrebbe introdurre a scuola l'albanese, per esempio? La tesi di Brühlmann, estremizzata, potrebbe essere questa. Così, a suo dire, sarebbe facilitato anche l'apprendimento della lingua del luogo, in teoria la prima lingua per i giovani allievi (il tedesco per chi vive nella Svizzera tedesca: in questo caso, di potrebbe ipotizzare che il francese venga sostituito con la lingua madre, che per chi vive all'estero diviene per forza di cose la seconda lingua).Al di là di quelli che potrebbero essere i benefici per i giovani allievi, la proposta ha suscitato l'indignazione di alcuni esponenti politici dell'UDC, vista come un ostacolo all'integrazione, che invece imporrebbe che gli stranieri acquisiscano la cultura e le abitudini svizzere. Il Consigliere Nazionale