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Cronaca
20.07.2017 - 16:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Ricorso sul logo di Lugano irricevibile, is it the end? Il ricorrente, "valuterò. E non sono questioni di lana caprina, perché..."

Parla Patrick Pizzagalli. "Intanto, 150mila franchi sono stati spesi, e in una situazione economica come quella attuale si poteva attendere. A cosa serve rifare l'immagine della Città? E semmai, prima copriamo le buche delle strade"

LUGANO – Il Municipio di Lugano è soddisfatto: il ricorso contro il nuovo logo è stato giudicato irricevibile dal Consiglio di Stato. Dunque, il rifacimento dell’immagine cittadina, desiderata dalla Città, continua, dato che è stato stabilito che non è in contrasto con nessuna legge.

Accetta il verdetto il ricorrente, Patrick Pizzagalli, da noi contattato. “L’ho saputo dai voi giornalisti”, ci spiega. Per lui è una questione legislativa, perché ritiene che, contrariamente a quanto dice il Consiglio di Stato, non c’è nessun regolamento che permette di operare come Lugano, e di immagine. Un’immagine che la Città, secondo lui, non necessita di essere rifatta, e comunque non attraverso un logo.

“Il ricorso non è stato fatto per piacere mio”, fa un passo indietro Pizzagalli. “Il 5 aprile, se ricordo bene, dopo l’uscita della notizia del nuovo logo sono andato in Municipio con una lettera raccomandata dove chiedevo che mi venisse mostrata la decisione, mi hanno scritto dicendo ciò che immagino ci sia nel comunicato stampa, odierno, ovvero che si trattava di un rifacimento dell’immagine cittadina, eccetera: ciò che sappiamo, insomma. Ma io mi sono fatto delle domande”.

Dunque, come mai ha deciso poi di inoltrare il ricorso? Ricordiamolo…
“Non l’ho fatto per giudicare se sia bello o brutto, quello è la città a doverlo dire, anche se mi pare che non piaccia molto. Io sono passato su una strada laterale, agganciandomi al fatto che la decisione municipale non mi è stata mostrata. Secondo l’articolo 8, chiedevo che per avere un più ampio consenso la questione fosse portata alle commissione e al Consiglio comunale. La legge è molto chiara, parla di uno stemma e di un sigillo, il primo deciso dal legislativo, il secondo dal Municipio, ma è una copia. E desideravo che ci potesse un eventuale referendum, perché il logo è stato modificato totalmente. L’immagine visiva che vediamo su un qualsiasi cestino dell’immondizia ovunque girando per Lugano, è decisamente cambiata, per cui servirebbe un consenso maggiore”.

Onestamente, non ritiene che siano un po’ questioni di lana caprina?
“Assolutamente no! 150mila franchi in fondo usciranno dall’erario. Non voglio sminuire il tema, essendo un cittadino luganese voglio che si dica a tutti che lo stemma non viene cambiato ma che si tratta di una riorganizzazione interna, però sui documenti ufficiali verrà messo il nuovo logo.  E ora si crea un precedente, ogni comune potrà fare la stessa cosa, mentre non sta scritto in nessun regolamento”.

Perciò, lei ne fa una questione di legge più che simbolica?
“Anche. Io non sono soddisfatto, mi pare più che altro un necrologio. Tanti parlano di tradizione, si sciacquano la bocca con questo, poi fanno una cosa del genere, le pare giusto?”

La sta vivendo anche come una cancellazione dei simboli di Lugano, pare di capire…
“Non è questione di cancellare. Fatelo, va bene, ma coinvolgete almeno il Consiglio comunale. E intanto i soldi sono stati spesi, così come quelli della Formula E erano solo un credito, per le toilette si voleva risparmiare e ora sono chiuse e intanto vorremmo le fontane… La mia domanda è: indipendentemente da tutto, vogliamo metterci l’abito della festa, e abbiamo le buche per strade, è logico? Non è il logo a darci un’immagine, quella c’era già. In una drammatica situazione economica come quella che stiamo vivendo, magari si poteva accantonare la questione e lasciarla in un cassetto”.

Adesso si fermerà qui o porterà ancora avanti il discorso?
“Prima andrò in vacanza…. Chi ha giudicato non è un tribunale, la seconda istanza che avrei a disposizione è il TRAM. Ci andrò? Voglio tastare un po’ il terreno, e poi decidere. Di base, non ho niente da perdere, sto di fatto facendo un servizio alla Città, il crocerossino di Lugano. Speravo davvero che la questione andasse al Consiglio comunale, trattandosi dell’immagine. E non parliamo di una società privata, bensì della Città. Non vendiamo lavatrici, cosa dobbiamo rafforzare? Secondo me per farlo bisogna cominciare a coprire le buche, poi ci mettiamo il vestito della festa. Se siamo sporchi dentro serve a poco, ma questa è una mia opinione”.
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