Cronaca
22.10.2017 - 16:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17
Due bande rivali, un appuntamento concordato sui social. La rabbia di Bertini e Quadri, "sono sempre i soliti a menar le mani", "grazie partitocrazia per le frontiere spalancate!"
All'origine della maxirissa di Lugano ci sarebbe un regolamento di conti legato a droga o a prostituzione. Il liberale: "c'è lassismo che porta a recidiva, perdita di fiducia nelle istituzioni e scoramento". Il leghista: "siamo un sobborgo di Rio? E l'Hotel La Stampa..."
LUGANO – Addirittura, si sarebbero dati appuntamento via Facebook, tutto quasi alla luce del sole. Un regolamento dei conti, parrebbe, in piena regola, che ha rischiato di finire in tragedia: fortunatamente, nessuno dei quattro feriti nella maxirissa di sabato notte a Lugano è in pericolo di vita, mentre dell’accoltellatore non si hanno notizie.
Secondo le prime voci, si sarebbero fronteggiate due bande rivali, una composta da albanesi residenti in Italia, l’altra di cittadini domenicani. Litigavano, sembrerebbe, per una questione di droga o di prostituzione.
Il vicesindaco di Lugano Michele Bertini, interpellato da liberatv.ch, si è mostrato furibondo e sconcertato. “Trovo assurdo - e parlo in generale senza alcun riferimento diretto a quel che è accaduto stanotte a Lugano - che in Svizzera e nel nostro Cantone, persone arcinote, note o conosciute per aver ripetutamente menato le mani, non possano essere punite dallo Stato con misure deterrenti che siano adeguate. Lo dico da quattro anni! Ne ho parlato spesso anche con i miei colleghi responsabili della sicurezza delle altre città della Svizzera”, ha detto. Un lassismo di chi si indigna ma non agisce che porta “a tre risultati. La recidiva di chi si macchia di questi reati. La perdita di fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini, che giustamente non capiscono come ad esempio i reati legati alla circolazione vengano punti con tanta severità e solerzia, mentre altri no. E infine uno scoramento da parte di chi è sul campo e si rivede sempre gli stessi personaggi che vanno in giro a menar le mani e non gli succede nulla”. Insomma, nota un sottobosco che andrebbe affrontato, ma a quanto pare, nessuno lo fa.
È un fiume in piena anche il collega Lorenzo Quadri, sul Mattino. Il leghista si indigna prima di tutto del fatto che si tratta di due bande di stranieri, “eccola qui la “ricchezza” portata dalla libera circolazione delle persone e dalle frontiere spalancate volute dalla partitocrazia! Non solo ci riempiamo di delinquenti stranieri, ma la suddetta foffa si dà addirittura appuntamento a Lugano per i propri regolamenti di conti all’arma bianca! Ma cosa stiamo diventando grazie alle frontiere spalancate e al “devono entrare tutti”? Un sobborgo di Rio de Janeiro? Noi non ci stiamo! Questa feccia estera in casa nostra non la vogliamo! Per cui, se tra i bravi giovani “non patrizi” coinvolti nella maxirissa con accoltellamenti di ieri ci sono degli stranieri residenti in Ticino, è evidente che vanno sbattuti fuori dalla Svizzera”, tuona, chiedendosi se qualcuno beneficia di aiuti sociali.
E come mai a Lugano? Quadri si chiede, “non sarà mica perché sanno che, male che vada, grazie alla nostra giustizia buonista- coglionista se la caveranno con un gradevole soggiorno all’Hotel Stampa?”.
A suo dire, il fatto che gli albanesi siano arrivati dall’Italia giustificherebbe un ripristino dei controlli sistematici alle frontiere. “Scene da Bronx per colpa delle frontiere spalancate! Grazie partitocrazia PLR-PPD-PS!”, aggiunge.