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Cronaca
26.10.2017 - 14:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

"Non c'è la base legale", nessun risarcimento al Ticino. E Chiesa propone, "blocchiamo i ristorni"

Il democentrista aveva chiesto 15 milioni annui al Cantone fino alla firma dell'accordo fiscale, Berna ha risposto picche. "Abbiamo solo doveri e nessun diritto, all'Italia abbiamo dato tutto e ricevuto nulla, non abbiamo neppure negoziato noi". Furibondo anche Lorenzo Quadri

BERNA – L’accordo fiscale con l’Italia è stato parafato ormai a fine 2015, ma di firme neppure l’ombra. Anzi, nell’ultimo periodo Burkhalter aveva parlato di scadenze, ovvero entro l’anno, poi era stato smentito dal fatto che il tema non è nemmeno nell’agenda del Governo italiano, che presto affronterà le elezioni.

Ancor prima dell’uscita dell’ormai quasi ex Ministro, quando si è accorto che la questione andava per le lunghe, Marco Chiesa dell’UDC aveva chiesto al Consiglio Federale un risarcimento per il Ticino di 15 milioni di franchi annui fino alla firma.

Il Consiglio Federale ha risposto picche: non esiste una base legale che giustifichi un versamento del genere verso il Ticino, e esso causerebbe una discriminazione verso gli altri Cantoni.
Decisione che, ovviamente, non è piaciuta a Chiesa, che commenta sui social, accusando Berna e proponendo il blocco dei ristorni. “Eh no, troppo facile, Consiglio Federale!”, tuona. “Il Ticino ha solo doveri e nessun diritto. All’Italia abbiamo dato tutto e in cambio non abbiamo ricevuto nulla. Questo è un dato di fatto, non un’opinione. Ma non è il Ticino ad aver negoziato con la vicina Penisola. Noi ci saremmo accorti che la fregatura era dietro l’angolo. Vedi accordo sui frontalieri. Adesso anche Berna non intende assumersi le sue responsabilità. E allora blocchiamo i ristorni come proposto in Gran Consiglio. Qui tutti giocano allo scaricabarile sulle spalle del nostro Cantone!”.

Non è mancato anche il commento del leghista Lorenzo Quadri, che punta il dito sulla presunta mancanza di base legale. "Dagli con la storiella della base legale mancante, peraltro già reiterata più volte in questo contesto.Intanto il Ticino da oltre quarant'anni paga da solo il prezzo di un accordo tra Svizzera ed Italia che era voluto nell'interesse di tutto il Paese (pizzo all'Italia in cambio del riconoscimento del segreto bancario). Anche la convenzione del 1974 non ha più le basi legali né fattuali per essere in vigore. Però noi continuiamo a pagare i ristorni che nel frattempo sono saliti a 80 milioni di franchetti. Qualche anno fa, addirittura il CdS aveva proposto un logorroico documento in cui spiegava perché c’erano svariati motivi per bloccare i ristorni, però li pagava lo stesso. Piuttosto, il Consiglio Federale dica perché non denuncia la Convenzione in questione, visto che Widmer Schlumpf si era impegnata in questo senso con la deputazione ticinese a Berna già nel giugno del 2014. Ma naturalmente si trattava dell’ennesima panzana della Ministra del 5%”.
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