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Cronaca
04.11.2017 - 11:160
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Arrestato il rapinatore di Novazzano. Il palo del colpo di Ligornetto racconta, "mi pagarono 300 euro: avevo bisogno e mi lasciai influenzare*

La fuga del 61enne che ieri ha minacciato una dipendente con un coltello fuggendo poi col bottino è durata poco: è stato fermato poco dopo mezzanotte: è un italiano residente in Provincia di Como. Il procuratore Perugini parla di un "frontalierato del crimine"

MENDRISIO - È durata poco la fuga dell'uomo che ieri ha minacciato con un coltello una dipendente di un di un distributore di benzina a Novazzano, fuggendo con dei soldi.

Infatti, il Ministero Pubblico, la Polizia cantonale, le Guardie di confine e le Polizie comunali di Chiasso e Mendrisio comunicano che è stato arrestato un 61enne cittadino italiano residente in provincia di Como. L'uomo è stato fermato verso le ore 00:15 da agenti della Polizia cantonale in zona Fornace a Novazzano.

L'arresto è stato possibile grazie alla collaborazione di tutte le forze in campo Polizia cantonale, polizie comunali della zona e le Guardie di confine. L'uomo dopo l'interrogatorio è stato arrestato. La refurtiva è stata quasi tutta recuperata.

L'ipotesi di reato nei suoi confronti sono di rapina. L'inchiesta è coordinata dalla Procuratrice pubblica Margherita Lanzillo.

Sempre a proposito del cosiddetto "frontalierato del crimine", ieri si è svolto il processo a uno degli imputati per la rapina all'Eni di Ligornetto del 29 marzo. Il 26enne residente nel Varesotto, che aveva fatto il palo, è stato condannato a 18 mesi sospesi per un periodo di prova ed è stato espulso dalla Svizzera per 10 anni. 

Interessante il suo racconto: il suo ruolo è stato quello del cosiddetto palo, ovvero doveva avvisare i rapinatori (padre e figlio che hanno eseguito il colpo mentre erano in libertà vigilata, e lo sono tutt'ora) della presenza o meno di controlli. Per questo ha incassato 300 euro, "non navigavo nell'oro e mi sono fatto influenzare", spiega. Pochi giorni dopo il gruppo tentò un altro colpo, ma il giovane vide tanta sorveglianza e lasciarono perdere, mentre fu fermato proprio durante un ennesimo "contorllo". Per il procuratore pubblico Antonio Perugini, dietro a tutto c'è una minuziosa organizzazione, a partire dalla sostituzione di targhe per melgio mascherarsi. Un sistema che funziona, dato che queste bande mordi e fuggi hanno effettuato una decina di rapine. 
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