CRONACA
"Hai un problema, un'app te lo risolve". I giovani che ce la fanno: imprenditori a nemmeno 19 anni, due ragazzi lanciano due applicazioni. "Cercate vie non battute"
Simone Conti, assieme ad Alexsander Lavrek, hanno da poco messo sul mercato un'applicazione che aiuta a trovare docenti per lezioni private e presto ne faranno partire una dedicata ai posteggi. "Con le buone idee, anche noi giovani veniamo finanziati. Certo, nel mercato tradizionale cercar lavoro è dura"
BELLINZONA – Imprenditori a nemmeno 19 anni. Come? Puntando su dei mercati che nessuno ha ancora visto. Ovviamente, non è stato tutto così semplice, però Simone Conti e Alexsander Lavrek sono sulla buona strada. Hanno già lanciato un’app, Work-in-Pairs, dedicata alla lezioni private, e presto ne lanceranno un’alta, In Side, legata al mondo dei parcheggi.

A raccontarci tutto è Simone Conti, studente della Commercio, 19 anni non ancora compiuti e le idee chiare: lancia anche un chiaro messaggio ai giovani.

Cosa sono le vostre app e come sono nate?

“Work-in-Pairs è dedicata alle lezioni private ed è online sul mercato da dieci giorni. Permette di trovare docenti per lezioni private in tutto il Ticino, si riesce a trovare il contatto e a fissare un appuntamento. È nata da un’esigenza prima di tutto personale: a 17 anni desideravo trovare un docente interessante per migliorarmi scolasticamente. Qui i docenti si iscrivono e vengono controllati ad uno ad uno in modo da garantire un livello alto e una categorizzazione, in base all’approfondimento delle lezioni. In-Side permette di affittare degli stalli di parcheggio quando essi sono liberi e per altri utenti di trovarli. A 18 anni, patente appena fatta e appassionati di auto, abbiamo sentito anche l’esigenza di aver bisogno di parcheggi e il fastidio di rischiare di farsela rovinare in un parcheggio pubblico. C’è una proporzione inversa nel numero di parcheggi e in quella delle nuove immatricolazioni. Da lì siamo partiti”.

Non è evidente, però, così giovani, aver la possibilità, e la capacità, di portare avanti idee innovative.

“Un gran team, con persone anche a livello internazionale e dei finanziamenti interessanti che ci permettono di realizzare tutto. Come si fa a convincere tutti? Abbiamo creato un businnes plann di una trentina di pagine grazie a persone sul territorio, imprenditori a cui ci siamo rivolti per avere consigli, grazie a quello che ho appreso alla Scuola di Commercio e a mio padre che è a sua volta imprenditore. Mi ero detto che dovevo creare un mio progetto, frequento l’università ma desidero lavorare in qualcosa che ho creato io, e ho capito che bisogna cercare un mercato di nicchia, che nessuno aveva visto. Ho trovato quello delle lezioni private. Parte del guadagno sulla lezione privata arriva alla nostra azienda, e lo stesso varrà per i parcheggi, i nostri finanziatori che abbiamo trovato hanno preferito rimanere riservati con le loro percentuali. Abbiamo portato il businnes plann ad alti imprenditori sul territorio svizzero, grazie a tutti loro abbiamo ripagato gli informatici”.

Siete la prova che anche ai giovani, se le idee sono buone, la gente dà fiducia.

“Con una buona idea, non ci sono problemi. Siamo sempre partiti da questo presupposto. Capisco che nel mercato tradizionale cercare del lavoro sotto padrone è difficile, penso già ai tempi in cui ne cercavo uno estivo, dove essere sottopagati. Quando si cerca di partire con un proprio businnes, sfruttando tecnologie innovative e di comunicazione che interessano anche qui in Svizzera, seppur siamo arrivati un po’ in ritardo, è completamente diverso”.

Il vostro ragionamento è: ho un problema, un app può risolverlo, vero?

“Di fatto sì. Analizziamo approfonditamente, con ore e ore, per avere un’idea. La prima app ha richiesto sei mesi di progettazione, poi gli informatici per crearla hanno impiegato un anno. L’idea di futuro è di sviluppare altre app? Non ne creeremo una al giorno! Per il momento gestire e mantenere quelle che abbiamo è un lavoro impegnativo, servono persone per l’analisi e il mantenimento informatico, ci concentreremo su di loro. Work-in-Pairs da settembre sarà disponibile in tutta la Svizzera”.

Ritieni possa essere un’attività che vi permette di sostenervi e di guadagnare abbastanza?

“Ora che è tutto allargato a livello svizzero, le cifre sono senza dubbio interessanti. Dobbiamo ripagare investitori e guadagnare uno stipendio, ma si può ottenere un buon guadagno ed anche sviluppare tutto”.

Che consiglio ti senti di dare a un giovane che vorrebbe sviluppare qualcosa di suo e di innovativo?

“Noi volevamo trovare un nostro mercato, vogliamo di più, da li è nata l’applicazione, poi con lo stesso ragionamento su un altro mercato è nata l’altra. Non bisogna seguire vie battute, scegliere dove la gente non è ancora arrivata. Un domani potremmo sviluppare altre app? Certo, siamo pronti a ricevere altre idee e a cercare altri finanziamenti, se sarà il caso”.

Lo fai sembrare molto semplice, ci sono state anche delle difficoltà?

“Si racconta sempre il bello! Il lancio era previsto per settembre, per quanto riguarda Work-In-Pairs, invece abbiamo ritardato di più di sei mesi, per problemi con lo sviluppo. Ci si chiedeva anche come gestire le percentuali. La nostra idea, parlo anche a nome del mio socio, è sempre stata quella, se c’è una problematica, di sedersi a un tavolo per risolverla, tenendo la testa sulle spalle ovviamente”.

Paola Bernasconi

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