LUGANO - Paolo Clemente Wicht va al contrattacco contro la ex moglie. L’ex presidente dell’UDC, dopo una lunga carcerazione, rompe il silenzio attraverso un lungo comunicato e punta il dito contro la consorte.
“In data 23 agosto 2019 - si legge nella nota inviata da Wicht alle redazioni - per il tramite del mio avvocato Elio Brunetti, ho inoltrato al Ministero Pubblico di Lugano una denuncia penale contro la mia ex moglie Dottoressa Brigitta Cavegn Wicht per denuncia mendace. Mia moglie, nella denuncia penale che ha condotto al mio arresto il 22 agosto 2018, ha mentito sapendo di mentire. Un anno di grande sofferenza per me e i miei cari”.
“Con gli inquirenti - prosegue Wicht nel suo comunicato - ho ricostruito tutti gli investimenti fatti con mia moglie durante il matrimonio e ho dimostrato con tutti i documenti giustificativi la destinazione effettiva di tutti i mezzi finanziari nei vari cantieri: la verbalizzazione è avvenuta lo scorso 30 luglio 2019. Respingo categoricamente le accuse messe ingiustamente a mio carico e chiedo unicamente verità e giustizia”.
“Chi mi ha ingiustamente accusato e volutamente rovinato nell’immagine pubblica - spiega ancora il fiduciario - deve ora rispondere davanti alla giustizia e anche davanti all’opinione pubblica. Ho sempre agito con impegno e trasparenza anche nei confronti dei miei clienti coinvolti negli investimenti e non ho creato nessuna perdita per nessuno: il patrimonio che ho creato, attualmente tutto nelle mani e sotto il controllo della mia ex moglie, ne è la concreta dimostrazione. Adesso spero solo che l’azione della magistratura sia imparziale e incisiva, con i correttivi da mettere in atto immediatamente, onde porre fine all’ingiustizia e a questo incubo durato un anno. Sia fatta inoltre completa chiarezza sull’agire illegale della mia ex moglie e di eventuali complici, che ha potuto ottenere inspiegabilmente la mia carcerazione e privazione della libertà per ben 99 giorni”.
“Da ultimo - conclude Wicht - visto il comunicato del Ministero Pubblico di stamattina che in risposta all’articolo pubblicato da Il Caffè precisa: « che la segnalazione circa una presunta violazione del segreto d’ufficio (Art. 320 CP) da parte di un agente della Polizia cantonale, non dunque di un Ispettore » non corrisponde al vero e riconfermo che l’inchiesta penale in questione (con tanto di interrogatori e confronti davanti al PG Pagani) ha coinvolto il Signor M. H., non agente ma Ispettore principale della polizia cantonale, che fin dal giorno del mio arresto il 22.08.2018 ha condotto l’intera inchiesta a mio carico. Dopo l’apertura della sua inchiesta da parte del PG non è più intervenuto nel mio incarto ed è stato sostituito da una nuova ispettrice principale a fine luglio 2019”.