BELLINZONA – Marco Sansonetti è approdato in aula, processato per aver ammanettato un giovane migrante, assieme alla Polizia, alla doccia quando era responsabile con la sua Argo della sicurezza del centro di Camorino. I reati di cui deve rispondere sono coazione e abuso di autorità.
Sansonetti ha spiegato che era un’operazione di Polizia e che lui non poteva interferire. “Io non ho mai toccato il ragazzo. Quando sono arrivato al centro l’ho trovato a terra ammanettato mentre gli agenti cercavano di tenerlo fermo. Era agitato, più che ubriaco. Sembrava indiavolato. Ma non era la prima volta che dava dei problemi”, precisa: infatti addirittura si era pensato a un luogo dove tenerlo, “Camorino non aveva spazi contenitivi, era un bunker”.
Durante la mezz’ora in cui il giovane è rimasto ammanettato, l’accusa sostiene come Sansonetti lo abbia sbeffeggiato, mentre l’uomo sostiene di aver cercato invece di tranquillizzarlo, dandogli anche da bere. Respinge anche le accuse di non pagato l’AVS, dicendo che non era lui a occuparsene.
La Procuratrice Pubblica ha fatto notare come il giovane si trovasse in una situazione di tensione, oltre che alterato dall’alcool in un bunker senza finestre, ammanettato e in un paese lontano dal suo. Per lei non ci sono dubbi, Sansonetti non voleva aiutarlo, bensì gli ha gettato addosso dell’acqua, si è preso gioco di lui piantonando la porta e lo ha provocato.
L’accusa chiede una pena pecuniaria sospesa di complessivi 2.700 franchi, per coazione o in alternativa per abuso di autorità come pure la conferma dell’infrazione alla legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti, per aver sottratto oltre 71.800 franchi di contributi. Per la difesa Sansonetti è da assolvere e anzi gli vanno dati 4’800 franchi per risarcimento dopo i giorni di carcerazione.
La sentenza è attesa domani, prima quelle degli agenti che hanno ammanettato il migrante allora minorenne.