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Cronaca
14.04.2020 - 14:440

La difficile ripresa. "Quella maschera faceva soffocare. Il panico si placava solo se qualcuno mi stringeva la mano"

M.M. a casa sta sempre meglio ma ripercorre il suo calvario a Moncucco: "Il signore a fianco a me stava sempre peggio. Quando mi dissero che la fisioterapista mi avrebbe fatto alzare, sgranai gli occhi: la mano destra non funzionava e tremava..."

MONCUCCO - La fatica a bere, dopo tanti giorni di intubazione, quella ancora maggiore a parlare e a far capire che cosa desiderava, mista alla paura di contrarre qualcosa, nonostante sia stato proprio il Coronavirus a portarla lì. Mentre M.M., la più giovane intubata a Moncucco, si sta riprendendo a casa sua e fortunatamente sta sempre meglio, proseguivamo con la sua testimonianza, quella che ci tiene a far avere a tutti coloro che dicono che "è solo un raffreddore".

Ecco le sue parole:

"L'Uomo Dell'Acqua tornò quasi una volta all'ora quel pomeriggio, ogni volta mi dava da bere tramite la spugnetta, ogni volta l'acqua mi scatenava la tosse, e ogni volta mi faceva partire una crisi di panico in piena regola che riuscivo a calmare solo se qualcuno mi stringeva la mano.

Dev'essere che probabilmente, anzi no: sicuramente a un certo punto i medici smisero di sopportarmi (ma non nego che anche io ci mettevo del mio per cercare di aver sempre qualcuno vicino, siccome oltre la paura avevo iniziato a soffrire di solitudine). Non potevo parlare, la mia voce non era così forte da attirare l'attenzione. Non potevo muovermi, e quindi non potevo fare gesti con le mani, così più per la paura delle crisi che altro, mi ingeniai e siccome avevo un saturimetro fisso al dito, iniziai a picchettarlo con le poche forze che avevo contro le sponde del letto per richiamare l'attenzione.

Inizialmente funzionava. Appena lo picchettavo qualcuno arrivava subito a vedere cos'avevo bisogno. Dopo un po' smisero di arrivare di corsa ogni volta, così decisi di picchettarlo solo se stavo male o se avevo sete.

Saranno state le 16:00 circa quando arrivò un medico e mi propose di cambiare maschera, e passare da quella classica col palloncino in cui l'aria entrava con forza che avevo indossato fin ora, ad una secondo lui più pratica e meno ingombrante con cui avrei respirato lo stesso. Non sapendo niente di maschere, pensai che se era il medico a proporlo, allora vuol dire che era un cambiamento che i miei polmoni potevano sopportare, così accettai. Inutile dire che me ne pentii subito dopo.

La maschera dava un senso di soffocamento tremendo. Non aveva un flusso d'aria forte come la prima maschera, e poco dopo notai che aveva anche delle piccole aperture per respirare l'aria normale, e lì iniziai nuovamente a pensare che avrei potuto respirare qualche battere dei due infetti a fianco a me. Il medico mi assicurò che la maschera era totalmente ventilata, anche se non era evidente come nella prima. Io intanto non ero mai stata così affamata d'aria in vita mia. Respiravo più che potevo, ma più respiravo e più mi mancava il fiato e la maschera non sembrava minimamemte ventilata.

Nel frattempo era arrivato un tipo alquanto strano. Altissimo, vestito da medico, e che posizionò un pc su un tavolino non lontano da me. Forse durai 30 minuti o poco meno, perchè mi ritrovai a breve a cercare di attirare l'attenzione del MedicoAlto.

Quando finalmente ci riuscii si avvicinò al mio letto, mentre nel frattempo era arrivato anche il medico che mi aveva cambiato la maschera.

"Cosa c'è?" Mi chiese il MedicoDellaMaschera.

"Soffoco... mi manca l'aria..." gli risposi debolmente...

"Che cos'ha?" chiese il MedicoAlto dal fondo del letto. Il MedicoDellaMaschera glie lo spiegò.

"Dopo quanto tempo dall'estubazione le hai cambiato la maschera?" Si informò il Medico Alto. Il MedicoDellaMaschera glie lo disse, e il MedicoAlto in modo scocciato gli rispose che doveva passare più tempo, che io e i miei polmoni non ci eravamo ancora ripresi dal trauma e di rimettermi la prima maschera, quella col palloncino, e così fu fatto.

Stavo ancora riprendendo fiato quando arrivò nuovamente la fisioterapista Tania.

Tania [nome di fantasia]senza troppe cerimonie alzò lo schienale del mio letto, e abbassò un po' l'altezza complessiva dello stesso. Era una persona simpatica che trasmetteva una carica di energia positiva. Le piaceva chiacchierare e scherzare.

Mi ridiede in mano la pallina, e mi fece fare un'altra serie di esercizi. Scoprii così che la mia mano e braccio sinistro avevano ripreso la loro funzionalità, e che stringere la morbida pallina non era più uno sforzo sovrumano come al mattino. La mano destra invece mi stupì. Ero sicura che sarebbe andata meglio della sinistra, e invece ancora tremava e non riusciva a stringere la pallina. Figuriamoci poi quando Tania mi chiese di provare a passarmi la pallina da una mano all'altra. Decisi che se non avevo forze per sollevare la mano destra con la pallina, allora avrei dovuto ingeniarmi, così come mi ero ingeniata per attirare l'attenzione, allora la feci rotolare lungo un fianco, e poi su per la pancia facendola diventare il punto d'appoggio per il mio braccio e mano destra, fino ad arrivare al punto in cui la mano sinistra poteva prenderla in tutta tranquillità. Quando riuscii a prendere la pallina con la mano sinistra però ci rimasi male, siccome la mano destra cadde pesantemente sul letto come staccata dal corpo.

Tania mi disse di non preoccuparmi, e riposizionò il letto in modo da farmi fare degli esercizi con le gambe. Intanto però, sarà stato il camice, il materasso del letto di uno strano materiale o tutti e due, ma io ero "scivolata" verso il basso, così Tania ne approfittò per inventare un altro esercizio. Abbassò il letto completamente in orizzontale, chiamò dei medici che mi presero sotto le braccia, e mi disse di piegare le ginocchia, sollevare la testa e spingere verso l'alto. Contò fino a 3, e a quel punto io mi diedi una spinta verso la testa del letto, e i medici mi aiutarono tirandomi su. Mi sembrò di aver corso la maratona, o di aver fatto uno sforzo impossibile. E pensai che nonostante mi avessero messo la vecchia maschera non sarei riuscita a respirare abbastanza per riprendermi. Mentre io annaspavo alla ricerca d'aria, i medici se ne andarono, e Tania mi salutò dicendo che ci saremmo viste in mattinata.

Le ore trascorsero lente, e poi mi accorsi che dalla finestra non entrava più luce. Doveva essere sera... I medici erano prevalentemente dal Signor Giovanni, che ora come ora iniziava a preoccupare anche me. Gli chiesero nuovamente il numero di un famigliare da contattare, ma lui si rifiutò altamente. Mi diede l'impressione di essere una persona che vuole nascondere qualcosa, o di essersi sposato per convenienza e di non vivere in realtà con la moglie svizzera che diceva di aver sposato. Chi lo sa... Il signor Giovanni riprese con la tosse tremenda che aveva..

A un certo punto mi si presentò davanti un medico che non avevo ancora visto. Non sembrava più così giovane, era totalmente pelato e sulla nuca aveva messo un grosso cerotto in modo che l'elastico della mascherina non andasse a contatto direttamente con tutta la testa. Lo stimai solo per l'idea ingeniosa che aveva avuto.

"Buona sera M." mi salutò " sono il dottor Gennaro [nome di fantasia, io nella mia mente l'avevo già soprannominato il DottorCerotto] e sono il medico di turno questa notte". Sembrava una persona gentile e buona, e il suo modo tranquillo e calmo mi diede più sicurezza. Lo salutai con un cenno della testa e quello che doveva sembrare un sorriso sapendo che se anche gli avessi detto "buonasera" non mi avrebbe sentita.

Capii che il turno del giorno se ne sarebbe andato a breve, e che stava subentrando quello della notte. Sentivo i medici e gli infermieri salutarsi tra loro, e chiedere chi fosse nel turno della notte e chi in quello di giorno. Pensai anche che l'UomoDell'Acqua se ne sarebbe andato a breve, e sperai che si premurasse di spiegare ai colleghi della notte come funzionava il bere per me nel caso avessi avuto sete...

Poi ricominciò il deliro. Rimasi sola perche il signor Giovanni peggiorava, e tutti erano accalcati su di lui che continuava a tossire. E così pure ChiunqueFosse alla mia destra.

Capivo che la mia situazione era stabile e in miglioramento e che non necessitavo di particolari attenzioni, ma tutte le paure e ansie tornarono. E insieme a loro la sensazione di non riuscire a respirare. Proprio in quel momento entrò una dottoressa o un'infermiera, in quel momento non lo capii neanche io siccome avevo una crisi di panico in corso, che si avvicinò a prendere i parametri in modo da vedere se stesse andando tutto bene. Riuscii ad attirare la sua attenzione, e in preda al panico le chiesi di stringermi la mano ricordando che la ragazza che mi aveva tenuto la mano al pomeriggio che poi era risultata una del personale di pulizie, mi aveva aiutata a calmarmi. La nuova arrivata si avvicinò a me, e, sarà stato per il delirio o qualche frangente di realtà nelle mie allucinazioni, ma mi parve di averla già vista e conosciuta, così a fatica le dissi che ero contenta di vederla. Forse era nel turno della notte prima ed era li mentre mi risvegliavo prima di finire il suo turno. Chi lo sa.. Lei mi rispose che anche lei era felice di vedermi sveglia, ma sicuramente lei era lì mentre io ero intubata...

Con calma mi prese una mano e la strinse fra le sue. Io sentii la calma tornare. "Prova a dormire un po' " mi disse. Le spiegai che non potevo, che se chiudevo gli occhi partivano le allucinazioni. Come mi aspettavo lei mi consigliò di provare a pensare a qualcosa di bello e di focalizzarlo nella mia mente prima di chiudere gli occhi, ma era una cosa che avevo provato a fare per tutto il giorno senza risultati. Ci riprovai... lei intanto forse per aiutarmi a dormire inizio a disegnare piccoli cerchi sul dorso della mia mano. Sentii che la cosa mi aiutava... ad occhi chiusi vedevo finalmente nero, e non più puntini, lampi di luce o strane creature terrificanti.

Il signor Giovanni mi portò bruscamente alla realtà con un nuovo attacco di tosse molto violento. Riaprii gli occhi. Quanto tempo era passato? Mi era sembrato poco, ma dovevano essere già almeno 5-10 minuti buoni. La ragazza continuava ad accarezzarmi il dorso della mano. Siccome ormai era chiaro che non avrei chiuso occhio le chiesi di parlarmi un po' di lei.
Mi raccontò di avere due bambini di pochi anni, e di essere della provincia di Como. Poi a un certo punto mi lasciò la mano e prese delle salviette umide per rinfrescarmi, e me le passò sulla fronte e sulle braccia e gambe. Dopo di che mi salutò e se ne andò in una sala che potevo vedere appena in cui si riunivano tutti i medici. Dopo di che iniziò un'animata discussione nella sala. Penso fosse la sua voce e quella di un uomo. Non riuscivo a capire cosa dicessero, ma mi sembrò qualcosa sul fatto che lei era stata al mio letto più che dagli altri pazienti.
Dopo di che non la rividi più per tutta la notte. Ogni tanto mi passava davanti ma senza fermarsi e senza dire nulla.

Chiamai un medico, per chiedergli da bere e per chiedergli se la ragazza stava bene e se aveva avuto problemi perché era stata molto con me prima di andare dagli altri pazienti, ma non ne sapeva nulla. "Ora prova a dormire, devi essere in forze perché domani arriva Tania al mattino e ti sfiderà a metterti seduta a bordo letto" mi disse. "Che cosa???" Dissi sgranando gli occhi. 
Lui ripeté pensando realmente che non avessi capito e se ne andò.

Io rimasi lì ad ascoltare il povero signor Giovanni, e a rimuginare sul fatto che la mia mano destra non funzionava bene e anzi tremava violentemente ogni volta che provavo ad alzarla, che più volte avevo provato ad attaccarmi alle sponde del letto per mettermi seduta con zero risultati e forza nulla...e la fisioterapista voleva che io stessi seduta! Volevo dire una preghiera. Seguendo il percorso che avevo fatto precedentemente con la pallina, feci lo stesso senza con la mano destra. Quando finalmente le mani furono vicine, non con pochi sforzi e tremiti, riuscii a congiungerle, e la preghiera mi fece già sentire meglio".

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