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Cronaca
13.05.2020 - 17:300

Guarire dal virus: "Bisogna fare quel che dicono i medici, anche se con gli esercizi si sentono scoppiare i polmoni"

La più giovane intubata a Moncucco ha ritrovato ottimi parametri polmonari e racconta la sua convalescenza, parlando anche di un tema che le sta a cuore: la preghiera e come è cambiata tra quando era in terapia intensiva e ora

LUGANO – M.M. a 29 anni è stata intubata per lunghi giorni a causa del Covid. Abbiamo raccontato la sua storia tramite il vissuto delle amiche e, usando le sue parole, riportando giorno per giorno sensazioni e vissuto. Ora da poco più di un mese è a casa. 

Come sta? Le sue condizioni sono migliorate tantissimo. “La riabilitazione é lunga per chi ha preso il COVID forte come l'ho preso io, sono necessarie molta pazienza e forza di volontà”, ci ha detto. 

Non è mai stata ferma, M.M. Costantemente ha dovuto fare esercizi per aiutare i polmoni a ritrovare la capacità respiratoria di prima della malattia. Ha fatto fisioterapia, si è esercitata da sola, è andata ogni giorno a camminare nel bosco. “Bisogna fare esattamente tutto ciò che dicono i medici. Siano esercizi, consigli, tutto”, è convinta. “Gli esercizi possono essere duri all'inizio. Molto faticosi al punto che può sembrare che i polmoni stiano per scoppiare. Ma son necessari, e non possono che far bene”.

I risultati, per fortuna, si vedono. Lei è sana ed è giovane, la sua ripresa anche a detta dei medici è stata straordinaria e oltre ogni aspettativa. Se la sua respirazione al momento di lasciarre Moncucco era del 50%, ora è all’86%. E dalla sua voce traspare la gioia. “È andato davvero tutto bene, nessuno pensava che recuperavo così in fretta. Ho visto la prima radiografia di quando sono entrata in ospedale, i polmoni sono totalmente infettati. Faceva impressione. Invece quando sono tornata a casa l’infezione era veramente ridotta”.
I medici la rivedranno fra tre mesi. 

M.M. nei suoi racconti ha parlato spesso di fede. “Prego sempre, a prescindere dal Covid, lo facevo prima e lo faccio tutt’ora”, dice. Si sta preparando per il battesimo cristiano avventista del settimo giorno, e ci tiene a parlare di come sta vivendo la preghiera ora rispetto a quando era in terapia intensiva.

“Quando mi sono svegliata in terapia intensiva non potevo muovermi, alzarmi ,tirarmi su da sola, perché non avevo forze, chiamare qualcuno perché la voce era troppo debole. La preghiera in quel momento, soprattutto nell’ultima notte in cui ho dormito in una stanza da sola, è stato il mio appiglio, ciò che mi ha dato la forza”, ci dice, emozionata. “Pregavo perché qualcuno mi fosse vicino nei momenti più critici, per chiedere che le persone con cui ero stata in contatto nella settimana precedente del ricovero stessero bene. E soprattutto pregavo per raccontare a Dio come mi sentivo, cosa provavo e cosa pensavo. La preghiera è stata molto di aiuto, è stato come avere qualcuno che mi ascoltava e non mi lasciava mai. Quando stavo davvero male pregavo che arrivasse qualcuno e mi venisse dato un aiuto e succedeva. Non potevo fare nulla, solo chiedere a Dio di fare qualcosa per me”.

Ora è tutto diverso. “Adesso il discorso è più complicato. La preghiera c’è sempre e non manca mai nella mia vita. Quella che facevo in ospedale era una preghiera, anche se è brutto da dire, di supporto immediato, non potevo fare niente e avevo bisogno che gli altri facessero per me. Adesso invece il mio pregare si differenzia perché è sempre un chiedere supporto ma non da parte di qualcun altro bensì a me. Dio ha dotato l’uomo di discernimento e volontà propria dunque può decidere cosa fare. Se io ora fossi stata tutto il tempo sul divano senza esercitarmi, senza andare a camminare nel bosco senza esercitare i polmoni, e chiedessi nella preghiera di farmi tornare la capacità polmonare come prima, sarebbe come domandare una magia. Lui sa farli, ma noi abbiamo discernimento proprio: la mia adesso è una preghiera in cui chiedo la forza di avere la costanza di continuare gli esercizi anche quando è difficile. Mi aiuta tantissimo, se non domandassi di essere forte nessuno mi garantisce che lo sarei davvero”.

Lo è stata, lo è. La sua ripresa ne è la prova, anche se la strada non è finita. In casa, per esempio, ha un nuovo macchinario per fare esercizi. “Quando lo uso, mi scoppiano i polmoni, fanno male. La prima volta che l’ho utilizzato ho sentito bruciore per tre ore”, confessa. Ma lo fa lo stesso, ogni giorno. Sa quanto sia importante.

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