CRONACA
Donne incinte a rischio, il datore di lavoro deve garantire la distanza di sicurezza e far evitare contatti a rischio
Sulla base dell’opinione della Society for Gynecology and Obstetrics sono state inserite nelle categorie vulnerabili: rischiano decorsi più gravi di Covid rispetto alle coetanee che non aspettano un bambino

BERNA – Come alcuni paesi, ora quasi una cinquantina, sono sulla lista nera della Svizzera (ultimo in ordine di tempo a fare scalpore, la Spagna, anche se chi la attraversa, fermandosi meno di 24 ore, non sarà sottoposto alla misura), la Svizzera potrebbe a sua volta essere su quella di altre nazioni: lo ha precisato oggi in conferenza stampa a Berna Patrick Mathys, capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell’Ufficio federale di Sanità pubblica (UFSP).

Dunque, nessuna polemica. Per esempio, il Belgio ha inserito solo Vallese, Vaud e Ginevra, ora solamente quest’ultimo figura sulla lista. Anche il Ticino vi era stato per qualche ora, scatenando varie reazioni, qualche tempo fa.

Intanto le donne incinte sono state ufficialmente inserite nelle categorie a rischio, poiché è più probabile che esse abbiano un decorso grave rispetto alle coetanee che non sono in attesa di un bambino. L’Ufficio federale della sanità pubblica ha deciso di adottare questa misura precauzionale sulla base dell’opinione della Society for Gynecology and Obstetrics.

Sul posto di lavoro dovranno rispettare le distanze e le norme igieniche o indossare una mascherina. Sarà il datore di lavoro a dover garantire la distanza e a far evitare i contatti a rischio. Se ciò non fosse possibile, si dovrebbe ricorrere all’home working.

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