MAROGGIA - C'è chi desidera fermarsi, perchè basta poco per mandare un'intera squadra in quarantena, con conseguenti rischi per familiari, colleghi ed anche posti di lavoro, e chi vuole proseguire. Lo sport regionale deve andare avanti, per dare una parvenza di normalità ai tempi che stiamo vivendo (senza scordare chi senza mezzi termini parla di una nuova normalità, ovvero la vita come è oggi sarà quella a cui dovremo abituarci), o fermarsi?
"Facciamo circa 300 partite ogni weekend - precisa il presidente - e fino a ora abbiamo dovuto rinviarne solo una quindicina tra gli attivi e altrettante tra gli allievi. La maggior parte a titolo precauzionale", aveva detto qualche giorno fa il presidente della Federazione Ticinese di Calcio (FTC) Fulvio Biancardi. L'obiettivo è comunque arrivare a disputare metà delle partite in programma, per poter omologare il campionato e non rimanere con la seconda stagione annullata consecutiva.
Ma anche tra le squadre non tutti sono d'accordo. Il Maroggia ha scritto una missiva alle altre compagini chiedendo lo stop. “ Tutte le società, giocatori, staff e tifosi sono messi sotto pressione per evitare che il virus entri nelle nostre case, ma, come abbiamo avuto modo di vedere, questo è pressoché impossibile. Il calcio regionale è puro divertimento, hobby, svago. Ma da 7 mesi è diventato una preoccupazione”. Insomma, niente divertimento e solo paura.
"La salute viene prima di tutto", ha scritto il presidente Ruben Tiraboschi. “Non siamo professionisti, siamo persone che dal lunedì al venerdì si recano al lavoro, che vanno a trovare i propri cari e vanno a fare la spesa con tutta la famiglia, gente che la domenica va dalla mamma, dalla nonna o dal nonno a mangiare. Dico basta: stiamo mettendo in pericolo le nostre vite e le vite dei nostri cari e dei nostri amici. E dei nostri tifosi. Tutto questo per cosa? Per giocare in Terza o Quarta Lega?".
Senza scordare che qualcuno, a causa di una quarantena, potrebbe rischiare il lavoro. Ne vale la pena? Per Tiraboschi, no.