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Cronaca
07.12.2020 - 17:020
Aggiornamento: 17:23

I ristoranti e i bar devono chiudere prima, maggiore attenzione nei negozi. "Abbiamo chiesto l'aiuto dell'esercito"

Le misure in Ticino restano comunque più restrittive rispetto a quelle federali. "Siamo in una fase di altopiano, con numeri alti, addirittura i contagi sono aumentati nell'ultima settimana. Non c'è la possibilità di assorbire una nuova ripartenza"

BELLINZONA - Attesissima conferenza stampa a Palazzo delle Orsoline, presenti Norman Gobbi, Presidente del Consiglio di Stato, Raffaele De Rosa, Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità e Giorgio Merlani, Medico cantonale.

Gobbi: "La Polizia controllerà il rispetto delle misure"

"La situazione è preoccupante, siamo in una fase di stallo, dove contagi e ricoverati non diminuiscono, con una pressione sul sistema sanitario a medio-lungo termine. Ci siamo riuniti venerdì per fare il punto prima del weekend e sabato ci siamo intrattenuti con Sommaruga  e Berset. In quell'occasione è stata richiamata la responsabilità dei Cantoni, esortando chi non aveva ancora preso misure a farlo in modo imminente. Alcuni hanno reagito, altri hanno risposto picche e ciò mostra come la percezione a livello nazionale sia differenziata. Al Ticino è stato riconosciuto di essere il cantone con maggiore esperienza sul Covid, per via di come abbiamo reagito alla prima fase e durante l'estate, con misure più restrittive di quelle dell'autorità federale. Ma ora non è soddisfacente, registriamo uno stallo dei contagi che è pericolosa, perchè dopo aver scollinato i contagi ci troviamo su un altopiano, se dovesse ripartire la curva non partiamo da fondo valle ma dalla Biaschina, se dovesse impattarsi a livello di ospedalizzazioni, che sono più alte da noi rispetto al paragone intercantonale, vanificherebbe l'obiettivo di non mandare in default le strutture sanitarie".

"Abbiamo ribadito alle autorità federali che vogliamo agire in modo ponderato e graduale, come abbiamo sempre fatto. Dobbiamo ricordarci come dobbiamo comportarci, per questo abbiamo deciso di attuare ulterori misure. Confermiamo quelle già in vigore, più restrittive a quelle federali, pensiamo agli assembramenti e agli eventi pubblici, con 5 persone e non 10, e la pratica delle attività sportive".

"In aggiunta, dopo che le Polizie hanno constatato la disattenzione di diversi piani di protezione, metteremo un maggior controllo a piani stessi, che porteranno a una possibile limitazione delle attività ora permesse. Durante le riaperture a maggio il Ticino e gli operatori economici erano attenti, adesso dove si passa da un'apertura a una chiusura, non è così e non va bene. Infatti registriamo uno stallo con un leggero aumento la scorsa settimana, il che impone un rispetto dei piano. Le Polizie, cantonale e comunale, dovranno controllare con attenzione, facendo ripristinare le distanze nei ristoranti o nei negozi o ancora nei mercatini".

"Inoltre abbiamo chiesto di poter attuare nuove misure, ponderando tutte le variante. Riduciamo le possibilità di incontro e di contatto con le persone. Vengono mantenute le misure in vigore, con un massimo di 5 persone e 30 ai grandi eventi. Confermiamo tutto sino al 23 dicembre, non solo sino al 18. Dalla mezzanotte di mercoledì i bar e i servizi di bar dovranno chiudere alle ore 19, riducendo le occasioni di incontro non strutturato, le strutture della ristorazione, compreso asporto e domicilio, dovranno chiudere alle 22 e non alle 23. Lo stesso varrà per le strutture ricreative, ivi compresi locali erotici, per ridurre la mobilità nelle ore serali. In questa fase dell'anno ci sono contatti sociali, anche se più che da festeggiare c'è da riflettere tutti insieme., Vogliamo puntare sulla sicurezza ma senza togliere tutte le libertà".

"Se le misure non daranno i risultati auspicato dovremo ulteriormente restringere, non vorremmo dato che un nostro obiettivo è evitare il lockdown. L'obiettivo è poter vivere un natale più normale possibile, non come a Sud del confine, per esempio. Per permeabilità sociale e economica siamo molto vicini al Sud, più che al Nord e questo deve farci ricordare come bisogna guardare anche cosa succede in Lombardia".

"La mascherina non risolve tutto ma ci protegge e protegge gli altri da noi".

"Il Consiglio di Stato si rivolge a tutti gli attori economici: abbiamo fatto dei controlli nelle attività commerciali, che adesso sono molto sollecitati. Abbiamo dovuto constatare che c'erano molte persone, non si rispettava quel che ha chiesto la Confederazione sulle distanze. Chiediamo il rispetto stretto delle norme, se chiediamo ora uno sforzo alla ristorazione, lo deve fare anche il commercio. Chiederemo di controllare spesso con le entrate che si regolano da sole o col personale le entrate e le distanze, come in primavera. La Polizia cantonale e comunale vigilerà".

"L'obiettivo è di limitare il più possibile gli effetti negativi di carattere economico e sociale. Come sempre popolazione e attori devono supportare e sopportare. Sappiamo che non è facile trovare un equilibrio. Ma un Natale diverso non vuol dire per forza peggiore, possiamo ritrovare un senso di comunità chiedendo di proteggere i più deboli, ovvero coloro che in caso di contagio potrebbero avere un decorso grave. Per questo chiediamo di promuovere come a primavera servizi come la spesa a domicilio".

"Settimana scorsa sono stato sottoposto a un tampone per precauzione dopo essere stato a contatto con delle persone, non è invasivo, ve lo garantisco, dura pochi secondi e dà a voi e a chi sta attorno a voi una certezza, per depistare i casi asintomatici e controllare situazioni potenzialmente rischiose, perchè neve, freddo e umidità accrescono i sintomi sovrapponibili a quelli del Covid. Se avete dei sintomi, fatevi fare il tampone, è il miglior deterrente e depistaggio per il virus, che ora si somma a altre malattie stagionali".

"Il prossimo passo è la chiusura totale, non ci sono più vie di mezzo. In questa fase particolare della nostra vita, se mi gocciola il naso non vado in giro, mi faccio fare il tampone, non penso che arrivi tutto dall'aver spalato la neve".

"Abbiamo una riduzione meno marcata rispetto a quanto auspicato ma rispetto alla Romandia c'è stata una ricrescita meno improvvisa. Non abbiamo vissuto una montagna bensì una collina, vorremmo che la discesa sia più rapida rispetto ad ora, per arrivare a Natale con meno contagi, per poter magari avere più contatti, gestendo in modo corretto le ospedalizzazioni".

De Rosa: "Abbiamo chiesto l'aiuto dell'esercito

"Siamo in una situazione nuova, i contagi sono scesi in modo lento e ora assistiamo a una stabilizzazione, anzi nell'ultima settimana sono leggermente risaliti: dovremo verificare di non essere di fronte a una nuova risalita, augurandoci di no, anche grazie alle misure. L'assestamento è a un numero elevato, abbiamo 352 ospedalizzati, come una settimana fa, con una pressione costante sul sistema sanitario, che si aggiunge alle malattie che vanno curate di norma in questo periodo. Dobbiamo ridurre i contatti e gli incontri, un comportamento responsabile è il miglior modo di aiutare medici e infermieri che operano in vari ambiti con tanta passione. Con questi numeri non c'è margine per assorbire una nuova ondata, per questo abbiamo deciso i provvedimenti illustrati prima, per far riprendere la diminuzione che tutti auspichiamo".

"Settimana scorsa abbiamo chiesto il supporto dell'esercito per i due ospedale Covid, ora ci sono 12 militi impegnati".

"Tutti sentiamo la stanchezza, forse anche la rabbia, è comprensibile. Questa situazione non durerà per sempre e sappiamo come comportarci. In questi giorni che ci accompagnano al Natale dobbiamo essere responsabili. Di solito è un periodo frenetico, ma ora non si può, scegliamo chi vedere, come festeggiare la fine dell'anno nell'intimità della casa, usiamo nuovi metodi, come un brindisi all'aperto o virtuale. Possiamo rimanere distanti ma vicini negli affetti, vivendo un Natale diverso ma vero. Il pensiero va rivolto dentro di noi e alle persone che non possiamo abbracciare ma possiamo tenere vicini. Chi è solo può sentire la presenza di un vicino, per esempio, di qualcuno che c'è. Prendiamoci cura di noi, anche per metabolizzare il 2020, magari facendo una passeggiata nella natura imbiancata".

Merlani: "Non è il virus a cambiare con gli orari, ma il comportamento. L'RT è risalito"

"L'RT ha di nuovo superato l'1, siamo in una nuova fase di crescita, servono contromisure in fretta, augurandoci che siano sufficienti per avere un impatto sui nuovi casi e poi sulle ospedalizzazione, altrimenti non si esclude che se non andasse meglio, in vista ai prossimi giorni collegati a incontri di persone, si dovrebbero mettere in atto misure più rigorose".

"I piani di protezione sono conosciuti ma ci sono dei segnali che non sono rispettati come dovrebbero. Serve una presa di coscienza, le attività commerciali devono fare la loro parte, anche egoisticamente. Se ci sono più infetti, non potremo fare altro che arrivare a delle chiusure".

"Ripeto che se non si fa il test non sappiamo che una persona non è positiva e dunque non possiamo mettere in quarantena i suoi contatti. Bastano dei sintomi minimi, non voglio sentir dire che 'ho la febbre solo oggi, domani se non migliora vado a fare il test'. Penso a quando l'ho contratto io: ho avuto la febbre solo un giorno, non avessi fatto il test avrei potuto infettare l'intero Consiglio di Stato e lo Stato maggiore di condotta".

"Non è il virus che cambia con gli orari e quindi chiudiamo perchè è più contagioso, ma sono le persone a modificare i comportamenti. I giovani vanno in un bar poi in unaltr, magari sale il tasso alcoolemico per cui si sta meno attenti alle distanze e alla mascherina. Certo, chiudendo i bar magari qualcuno si trova a far festa altrove, la speranza è che non sia il 100% a farlo, mi auguro che questo venga visto come un segnale che dica che è meglio fermarsi. Nelle case i numeri dovrebbero essere comunque più contenuti, anche se non ci possono essere piani di protezione e controlli. Il rischio va corso, ci aspettiamo più benefici che ostacoli".

"Tutto questo non durerà per sempre ma durerà finchè non impariamo a proteggerci".

"Il tasso di mortalità in ospedali e case anziani è più bass, soprattutto nelle case anziani si testa molto di più. A livello ospedaliero è verosimile che, pur non esistendo una terapia specifica, c'è una certa esperienza e si usano alcuni farmaci che sono più efficaci. Resta una malattia grave per alcuni decorsi, ma l'impressione è che la mortalità diminuisca. Non è lo stesso per il numero dei morti, dipende dal fatto che ci sono molte ospedalizzazioni".

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