SVIZZERA – Test regolari ai frontalieri e maggiori controlli alle frontiere per rallentare la diffusione di coronavirus in Svizzera. Ma non solo. Più controlli anche nelle scuole, nelle case di cure e sui posti di lavoro. Sono questi i punti chiave – riportano alcuni domenicali – che il Consiglio federale potrebbe introdurre a partire dal mercoledì prossimo.
In una lettera congiunta indirizzata al governo, i presidenti di tutti i grandi partiti elvetici hanno rotto un tabù e chiesto l’introduzione di un sistema di test alle frontiere e regole di quarantena più severe, secondo quanto riferisce oggi la SonntagsZeitung. Una richiesta firmata dai sei principali partiti: UDC, PS, Alleanza del Centro (PPD), PLR, Verdi e Verdi Liberali.
Coloro che desiderano entrare in Svizzera, via terra o via aerea, dovrebbero presentare il risultato di un test PCR effettuato in precedenza o sottoporsi a un test rapido sul posto. Inoltre, è da prevedere una quarantena anche in caso di risultato negativo al tampone. Questa misura dovrebbe applicarsi ai cittadini di praticamente tutti i Paesi, sostiene il presidente dei Verdi Liberali Jürg Grossen, tra i promotori della lettera, citato dal giornale. Ciò scoraggerà i turisti a venire in Svizzera per le vacanze, ma si tratta di un passo definito necessario “perché solo in questo modo possiamo proteggere la salute della popolazione e l’effetto delle nostre misure. L’esperienza delle ultime settimane lo ha dimostrato”, aggiunge Grossen. Secondo la co-presidente del PS, Mattea Meyer, il sistema deve essere molto “più severo delle regole di quarantena attualmente in vigore”. Per la presidente del PLR Petra Gössi “il Consiglio federale deve finalmente creare regole chiare per le persone che entrano in Svizzera”. Quest’ultima rimane tuttavia dell’idea che le frontiere non debbano restare restare chiuse. È però importante effettuare molti più test rapidi ai confini “per la sicurezza della Svizzera e per ridurre il numero di casi”.
Il sistema proposto nella lettera dai presidenti dei partiti prevede anche l’introduzione di una quarantena “light” a seconda della situazione epidemiologica. “L’obbligo significa che, a parte i frontalieri e i viaggiatori d’affari giornalieri, chiunque entri in Svizzera deve mettersi in quarantena per almeno cinque giorni”, precisa Grossen. Tra questi rientrano anche i residenti svizzeri di ritorno dall’estero. I presidenti dei partiti chiedono in questi casi una quarantena di cinque giorni, che può però essere revocata dopo un test PCT negativo.
Secondo quanto pubblicato oggi dai domenicali Le Matin Dimanche e Sonntagsblick, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) sta studiando la possibilità di estendere l’uso dei test rapidi.