LUGANO – L’MPS ha preso atto "della decisione del Municipio di Lugano di disdire la convenzione del 2002 e di avviare di fatto la procedura di sgombero del Centro sociale autogestito il Molino. Questa decisione è in linea di continuità con quel processo di provocazione avviato da alcune forze politiche luganesi ormai da tempo e che ha avuto il suo punto di svolta nell’intervento della polizia per impedire la manifestazione alla stazione di Lugano lo scorso 8 marzo".
"Come si ricorderà la presenza massiccia e in tenuta antisommossa della polizia per impedire la tenuta della manifestazione ha rappresentato la più classica delle provocazioni, suscitando poi alcuni scontri, per la verità assai limitati, alla stazione di Lugano. È evidente a qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso che quella manifestazione avrebbe potuto e dovuto tenersi senza alcun intervento poliziesco e non avrebbe suscitato alcun problema. Ricordiamo che altre manifestazioni, considerate “non autorizzate”, si sono tenute in molte parti del paese: sono degenerate solo quando la polizia è preventivamente intervenuta. Ricordiamo, ad esempio, che nello stesso momento in cui si teneva la manifestazione alla stazione di Lugano, une centinaio di donne (mascherate anch’esse!) tenevano una manifestazione “non autorizzata” davanti al palazzo del governo a Bellinzona, all’insegna del bellicoso slogan “volano gli stracci”. Eppure non
è successo assolutamente nulla, forse proprio perché non è intervenuta nessuna provocazione poliziesca. E che dire della manifestazione non autorizzata di qualche settimana fa a Coira alla quale hanno preso parte alcune migliaia di persone (per chiedere la fine delle misure restrittive), per di più a volto scoperto, incuranti della misure di protezione ? Anche qui la polizia, mostrando che la testa deve venire prima dei muscoli, non è intervenuta".
E ancora: "Eppure, non ci pare di aver visto prese di posizione dell’UDC del canton Grigioni di critica alla polizia per aver tollerato simili atti “illegali”. Ci siamo soffermati ancora una volta sulla vicenda della manifestazione di Lugano poiché quello è diventato il “casus belli” utilizzato dal Municipio per fare un passo avanti nella sua strategia di provocazione che oggi si concretizza con la decisione dello sfratto. Con questa decisione il Municipio e i suoi partiti confermano la propria inettitudine a porre in atto soluzioni credibili e praticabili per offrire un’alternativa all’esperienza del Molino. È infatti chiaro che, dopo la decisione del 2016 di procedere alla ristrutturazione del sedime dell’ex-Macello prevedendo al contempo la fine dell’esperienza dell’autogestione su quello stesso sedime, il Municipio avrebbe avuto il dovere di avviare la ricerca di una o più alternative, intavolando poi una discussione – a quel punto concreta – con il centro sociale autogestito il Molino. Non lo si è voluto fare, forse anche pensando di poter così giungere alla situazione attuale".
"A Lugano, una classe politica ormai allo sbando cerca di ricompattarsi, di mostrarsi attiva e determinata, costruendo un capro espiatorio alla propria inettitudine politica: l’esperienza del sociale centro autogestito il Molino. Era già capitato negli ultimi mesi delle precedenti le elezioni comunali del 2016. Le esternazioni di alcuni (a cominciare dal Municipale Bertini) avevano riproposto al centro del dibattito la “questione” Molino: come se essa fosse “il” problema fondamentale di Lugano, come si dovesse “risolvere” quello che viene considerato un “problema” onde rimettere su altri e migliori binari il futuro della città. Oggi siamo ancora allo stesso punto di quattro anni fa. Una classe politica si presenta davanti agli elettori e alle elettrici con un bilancio sostanzialmente fallimentare: dal punto di vista finanziario, da quello sociale, economico, demografico; alcuni dei progetti che avrebbero dovuto dare nuovo smalto alla città, avviare il suo futuro, si sono rivelati disastrosi: pensiamo, ad esempio, all’aeroporto. Ma anche gli altri progetti (come quello in discussione del PSE) mostrano l’inettitudine di questa classe politica".
"E allora, cosa c’è di meglio che focalizzare il dibattito sul Molino e sulle sue presunte colpe? L’MPS esprime il proprio sostegno al centro sociale autogestito il Molino e si oppone alla procedura avviata dal Municipio di Lugano. Invita tutti e tutte a sostenere le iniziative che verranno prese a sostegno dell’esperienza dell’autogestione del Molino".