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Cronaca
17.08.2021 - 11:000
Aggiornamento: 20.08.2021 - 14:13

L'amico Leoni: "Gli ultimi mesi sono stati quelli di un uomo ferito. No, non te lo meritavi"

Toccante messaggio del nostro collega. "Non dico queste parole per instillare sensi di colpa o rabbia, Marco non lo avrebbe voluto. Ti cercherò in ogni cosa che produce bellezza e lì ti troverò"

LUGANO - In nome di amici e familiari ha parlato il nostro collega Andrea Leoni, che ha voluto citare anche i fatti del Molino e il dolore che essi avevano arrecato a Borradori. 

"Quando ho saputo che non c'era più niente da fare ho cominciato a girare a vuoto per la città. Ho controllato se c'erano il lago, Palazzo Civico, parco Ciani, il LAC, e c'erano. Mi sono detto che allora non era possibile. Mi sembra ancora impossibile che tu non ci sia più. Quando muore una persona importante la ricordiamo attraverso i ricordi di chi l'ha conosciuto, ricordi personali, Questa volta è diverso, Marco ha lasciato in ognuno di noi un piccolo ricordo personale, solo nostro. Lo abbiamo conosciuto tutti, tutti sentiamo il bisogno irrefrenabile di dirti che sei stato una persona meravigliosa e che ti vogliamo un mondo di bene.

Come hai potuto segnare uno per uno i cuori di tanti cittadini, qual è il misterioso potere con cui riunivi attorno a te le persone e che ora ci fa essere in un abbraccio? Sei stato un dono per la comunità, il tuo profumo delicato come quello di un fiore era la gentilezza, un profumo che ti precedeva e ti accompagnava e che lasciavi alle spalle riempiendo strade e cuore.

La generosità era il tuo tratto, donavi e basta. Quando una persona ti salutava, offrivi il calore di uno sguardo. Facevi sentire al centro del tuoi interessi ogni persona. Il tuo sorriso pieno di luce illuminava chiunque, oggi ci strapazza il cuore.

Il tempo è l'elemento più prezioso che un essere umano può donare agli altri, e quanti ne hai donato! Marco ha costruito un castello d'amore senza forzieri, solo con l'ausilio di piccoli gesti quotidiani. Ogni uomo ha un'unità di misura per la stima di cui è circondato, la sua unità di misura è lo stadio. Nel 2007 per contenere tutti i suoi elettori ci sarebbe voluto Wembley, oggi, senza offesa per Cornaredo, ci sarebbe voluto il Maracanà.

Si potrebbe pensare che un politico che ha polverizzato ogni record elettorale passasse di successo in successo col pilota automatico. No, nulla di più sbagliato. Lui non si sentiva un suoperuomo. Non ho mai conosciuto un politico che chiedesse consiglio, che si scusasse quando sbagliava. Affrontava ogni sfida con l'entusiasmo e l'umiltà dell'esordiente. Aveva una tenacia e una determinazione fuori dal comune che permettevano di raggiungere l'obiettivo.

Era curioso e amante della vita, un uomo rinascimentale, interessato a tutto ciò che creava bellezza. La lettura era l'unica cosa che doveva fare da solo e per me un po' gli seccava. Mi aveva chiesto consiglio su qualche serie tv meritevole.

La coscienza impone di non tacere sul fatto che gli ultimi mesi di vita di Marco sono stati quelli di un uomo ferito. Dicevano che l'ultima era solo una battaglia politica, ma non è così: è stata una storia che è andata oltre. Ha vissuto come una ingiustizia che cittadini e media gli negassero la buona fede. È stato tacciato come un criminale, un disonesto, un colpevole. Ne soffriva moltissimo, credeva che in trent'anni di vita pubblica, non negandosi a nessuno e assumendosi le responsabilità, pensava di avere acquisito almeno il diritto del dubbio. Questo non significa che Marco potesse non aver commesso degli errori, era pronto a farsi carico e a pagare. Lo tormentava la goccia di veleno quotidiano. Mi ha ripetuto che non pensava di meritarselo. No, Marco, non te lo meritavi e tutto questo stadio te lo sta dicendo, ora".

E il pubblico è scoppiato in un applauso lungo e sentito. 

"Non dico queste parole per instillare sensi di colpa e seminare rabbia e senso di colpa. Marco non lo vorrebbe e non ce lo perdonerebbe. Non vorrebbe che questi pensieri fossero strumentalizzati o tramutati in armi contro chicchessia. Dico questa parola per giustizia, perchè possano trasformarsi in crescita, in una riflessione collettiva, che ci permetta di evolvere umanamente. Lo dico a me stesso, che ho tanto tanto tanto da imparare.

Non ti credere, non mi arrenderò, sono più testone di te e continuerò a cercarti nei progetti, negli aperitivi, nelle albe e nei tramonti di Lugano, nell'onestà intellettuale, nel  coltivare la gentilezza, nel combattere la violenza, nel prossimo libro, tra le note di una canzone o nel finale da brivido di uno spettacolo. Sono certo che ti troverò in tutto ciò che è bellezza. Ciao Marco".

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