CRONACA
Da 16 a 18 anni, rafforzata la condanna per l'uxoricida che spinse la moglie dal balcone
Il suo avvocato puntava sul suicidio della donna, ma addirittura la sentenza della Corte di appello e di revisione penale è più dura di quella di primo grado

BELLINZONA - La Corte di appello e di revisione penale ha reso più pesante la sentenza ai danni del 40enne eritreo a processo per la morte della moglie, caduta dal balcone nel 2017. 

In primo grado aveva ricevuto 16 anni, ora sono 18, oltre all'espulsione dalla Svizzera per 15 anni e il risarcimento di 50mila franchi nei confronti di ognuno dei due figli rimasti orfani della madre. 

L'avvocato difensore dell'uomo insisteva sul fatto che la moglie si sarebbe suicidata, a causa dello stress e ha provato a controbattere alla perizia tecnico-scientifica affidate all’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna. 

Ma non vi è stato nulla da fare. La vittima presentava sul corpo delle escoriazioni dovute all'essersi opposta mentre lui la spingeva dal balcone del loro appartamento al quinto piano. Il 40enne non aveva allertato subito i soccorsi e aveva nascosto il coltello con cui l'aveva minacciata. Inoltre era convinto che lei avesse una relazione extraconiugale da cui aveva contratto l'epatite, che invece, è stato stabilito, era cronica.

 

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