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Cronaca
01.06.2022 - 16:310

Festini e avance a casa del Prof, un docente di pedagogia a genitori e ragazzi: "Parlate"

Silvio Premoli ancia un appello ai genitori e agli allievi intervenendo su una vicenda accaduta in una scuola superiore della provincia di Varese

VARESE - Silvio Premoli, professore associato in Pedagogia generale e sociale al Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano lancia un appello ai genitori e agli allievi intervenendo su una vicenda accaduta in una scuola superiore della provincia di Varese. Lo fa attraverso una lettera aperta inviata al portale Varesenews. Una lettera che invita tutti ad avere il coraggio di denunciare, anche al di là del caso specifico.

“C’è un professore – scrive - che ha “lavorato” in questi anni per costruire legami confusivi, affetti e lealtà finalizzati ad approfittare della sua posizione di adulto di riferimento per ragazzi e ragazze, nel periodo più complesso della loro crescita. Un’operazione “diabolica” nel senso etimologico del termine, cioè finalizzata a dividere, a sedurre gli uni e a emarginare chi non si faceva sedurre. Si tratta di una situazione di una gravità enorme.

Il professore, almeno fino a quando, nell’ottobre scorso, è stato indagato dalla Procura e sospeso dalle istituzioni scolastiche, organizzava nella propria casa festini con giovani ex studenti e con studenti, anche minorenni, di una delle sue stesse classi. Uno di questi studenti, un neo maggiorenne, l’ha anche denunciato per molestie, avendo il professore – in un clima di intimità costruito ad arte a partire dalla sua posizione di educatore – agito delle avances di tipo sessuale e toccato l’allievo nelle parti intime, pur di fronte al no ripetuto del ragazzo. Altri ragazzi, in questo caso minorenni, hanno raccontato a scuola di aver subito attenzioni particolari, carezze, tocchi non richiesti, quando si trovavano in stato di ubriachezza, grazie alle bevande a disposizione all’interno della casa del professore. I fatti più gravi si sono svolti nella casa del docente, non a scuola; ma la scuola è stato il contesto dove egli ha costruito i presupposti per “portarsi a casa” i ragazzi, anche discriminando in classe chi non accettava i suoi inviti.

Non sono ben chiare le ragioni, nemmeno leggendo gli atti, ma pare che la Procura della Repubblica competente, malgrado le testimonianze e i documenti che ha raccolto, ritenga che non sia il caso nemmeno di andare a processo. Ovviamente le parti interessate hanno già presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.

In assenza dell’azione penale si è diffusa nella Scuola interessata la preoccupazione, magari infondata, che l’Ufficio Scolastico Territoriale di Varese possa usare la mano leggera nei confronti del docente (…). Nel procedimento penale non risultano agli atti smentite del professore in merito all’avvenuto rapporto sessuale con lo studente maggiorenne; il docente semplicemente ritiene che il rapporto fosse consensuale. Ma un rapporto, anche consensuale, con un alunno di una propria classe, seppur maggiorenne ed eventualmente consenziente, è (correttamente) causa di licenziamento secondo il contratto nazionale.

(…)

Evidentemente nel lungo periodo in cui questa vicenda prende forma i ragazzi non hanno trovato negli adulti a cui sono stati affidati una “spalla” sufficientemente solida alla quale aggrapparsi. L’ipotesi di archiviazione da parte della Procura ha ulteriormente offerto la sensazione che in questa vicenda non possa esserci giustizia.

Personalmente mi occupo da quasi trent’anni di protezione di minorenni e di diritti dei bambini e degli adolescenti. Sono stato coinvolto in questa storia dall’unica figura adulta che da più di un anno si sta occupando seriamente di quanto accade in quella scuola, nella solitudine, nella mancanza di ascolto da parte dell’istituzione scolastica e dei genitori degli altri ragazzi. Si tratta di una mamma che sta lottando da mesi con coraggio e determinazione e io ho scelto di sostenerla.

 

Sto raccontando questa vicenda per due motivi:

chiedo agli adulti comunque coinvolti in questa vicenda di avere il coraggio e la determinazione di questa mamma, perché ai ragazzi e alle ragazze dobbiamo dimostrare che, in uno Stato di diritto come il nostro, comportamenti come quelli messi in atto dal professore devono essere puniti con giusti provvedimenti penali e disciplinari;

chiedo ai ragazzi di smettere di tenere per loro quanto hanno vissuto e di credere che possono avere il potere di cambiare le cose: ci sono istituzioni e adulti che hanno il compito di proteggerli, ma hanno bisogno della loro sincerità per ricostruire il quadro delle responsabilità di chi ha sbagliato. Quindi, ragazzi e ragazze, non restate in silenzio, aiutatevi e aiutate i ragazzi e le ragazze che frequenteranno la vostra scuola in futuro, perché hanno diritto di trovarvi un contesto pulito e sicuro. Parlando potrete stare meglio e potrete essere aiutati a superare quello che vi è successo, che va detto chiaramente, non è giusto! Siete stati ingannati e maltrattati da un adulto a cui era stato dato il compito di prendersi cura di voi. C’è davvero una enorme responsabilità del vostro professore, che ha compiuto atti gravissimi, soprattutto in quanto figura educativa”.

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