MILANO - Non c'è pace per Chiara Ferragni, o meglio, sembrerebbe, come si suol dire, che tutti i nodi vengono al pettine. Sono state aperte delle indagini per verificare che i proventi derivanti dalla vendita di una bambola a immagine a somiglianza dell'influencer siano davvero stati usati per lo scopo che era stato pubblicizzato. Essa è stata messa in vendita in occasione del matrimonio con Fedez, e il ricavato sarebbe dovuto andare a un progetto contro il cyberbullismo. Dopo il caso del pandoro (leggi qui) e delle uova di Pasqua (leggi qui), i dubbi sono ormai leciti.
Trudi è un peluce alto 34 centimetri, venduto inizialmente a 34,99 euro e poi sceso a 24,99 euro. Era stato lanciato sfruttando la grande popolarità arrivata con il matrimonio in grande stile, di cui si parlò davvero molto.
L'influencer è finita sotto accusa dopo le irregolarità riscontrate nell'operazione relativa al pandoro Balocco griffato, che avrebbe dovuto finanziare l'acquisto di un macchinario per il reparto pediatrico dell'ospedale di Torino. Multata dall'Antitrust, la Ferragni è stata fortemente criticata e il suo video di scuse è stato analizzato dal punto di vista comunicativo e molti ci hanno visto qualcosa di costruito anzichè un messaggio spontaneo, come vorrebbe far credere a lei (leggi qui). Dopo di esso, si è chiusa in un decisamente inusuale silenzio social, tornando a farsi sentire dai suoi follower con una stories nei giorni passati.
Dopo i sospetti giunti anche su un'altra azione commerciale volta a devolvere parte del ricavato in beneficenza, quella sulle uova di Pasqua, la Coca Cola ha annullato la messa in onda di uno spot dove sarebbe dovuta essere presente la moglie di Fedez (leggi qui). Di oggi è poi la notizia che sono state aperte delle indagini per capire se (almeno) nel caso di Trudi i soldi sono andati davvero in beneficenza.
Quello della Ferragni è un caso destinato a diventare un precedente. Potrebbe infatti nascere addirittura una legge, che sarebbe battezzata informalmente legge Ferragni, per fermare in partenza le pratiche commerciali scorrette e le campagne di marketing allusive per promuovere cause che fanno riferimento alla beneficenza e sfruttano questa nobile motivazione per fini commerciali.