MERANO – Follia burocratica in Italia: il meranese Robert Stark, in pensione dal 2019, ha recitato come comparsa in un film, incassando solo 77 euro ma secondo l’Inps, l’Istituto nazionale previdenza sociale, non poteva. E ora l’Istituto gli chiede indietro la pensione di un anno: oltre ventimila euro!
L’altoatesino ha lavorato per oltre 30 anni in un’azienda di prodotti di riscaldamento e un certo punto ha deciso di andare in pensione con la formula “quota 100”. “Una volta in pensione – ha raccontato Stark - mi si è presentata l’opportunità di fare la comparsa nel ruolo di un avvocato del Tribunale di Trento nel film su Ilaria Capua, "Io trafficante di Virus". Mi piaceva la trama ispirata alla vicenda della famosa virologa, accusata ingiustamente di traffico illecito di virus. Il 22 Giugno del 2021 ottengo quindi il compenso di 77 euro per la mia giornata di lavoro”.
Il compenso è stato regolarmente dichiarato, ma proprio per questo sul povero pensionato si è abbattuta la folle scure della burocrazia: l’Inps contesta a Stark la prestazione, che non avrebbe potuto effettuare essendo in pensione con quota 100. Non solo, denuncia Stark: gli è stata anche bloccata l’erogazione di diversi assegni successivi. L’uomo ha spiegato che in totale l’importo che l’Inps rivendica - tra quanto gli chiede di restituire e quello che smette di erogare - è di oltre 20 mila euro.
Ma lui, giustamente, non ci sta e annuncia battaglia legale, forte della sentenza emessa nei mesi scorsi dal Tribunale di Lucca che ha definito illegale la sanzione comminata dall’Inps a un pensionato nella sua stessa situazione. “L’assurdo – conclude - è che per ottenere ragione si deve passare dal giudice e quindi dovrò spendere soldi per un avvocato”.
Il caso di Stark segue quello, analogo, denunciato da un altro pensionato: Angelo Menapace, ex panettiere residente nel Trentino, a cui l’Inps chiede la restituzione di circa 19.500 euro perché ha aiutato in pescheria suo cugino per un mese ricevendo una paga di 280 euro.