di Marco Bazzi
La Smart bianca targata Ticino a bordo della quale ieri mattina è avvenuto il delitto è intestata a una società di noleggio del Mendrisiotto. Questo risulta dalle ricerche effettuate oggi da liberatv.
All’interno della vettura, posteggiata nei pressi di una palestra di Cernusco sul Naviglio, dell’hinterland milanese, c’erano Antonio Bellocco, 36 anni, pregiudicato affiliato al clan 'ndranghetista di Rosarno, cittadina in provincia di Reggio Calabria, e Andrea Beretta, 49 anni, capo ultrà dell'Inter, anch’egli con un invidiabile pedigree criminale.
I due tiravano di boxe e si erano allenati insieme. La sera precedente avevano giocato a calcetto con altri amici in una sfida Inter vs Milan. Ma ieri mattina hanno avuto un diverbio. Bellocco ha estratto una pistola e ha sparato a Beretta ferendolo a una gamba. Il capocurva ha estratto un coltello e l’ha ucciso tagliandogli la gola.
La Smart avrebbe dovuto essere restituita all’agenzia ticinese proprio ieri. Ma ora si trova, evidentemente, sotto sequestro giudiziario. Era stata noleggiata una settimana fa. Non è chiaro da chi. Essendoci un’inchiesta in corso, i responsabili dell’agenzia non forniscono dettagli. "Siamo increduli, amareggiati e scossi da quanto è accaduto", dice a liberatv un collaboratore dell’agenzia. "E siamo a completa disposizione delle autorità inquirenti".
Insomma, l’agenzia di noleggio a cui appartiene la Smart non ha nulla a che vedere con il delitto e le attività criminali di Bellocco e di Beretta. Ma resta aperta una domanda che potrebbe trovare risposte inquietanti: perché uno dei due, o qualcuno per loro conto, ha noleggiato una Smart in Ticino? Per quale motivo un esponente di una potente famiglia della ‘ndrangheta e il ‘capo militare’ della curva Nord dell’Inter si trovavano a bordo di una vettura noleggiata nel Mendrisiotto?
I pedigree criminali dei protagonisti e l’uomo dei Bellocco in Ticino
Antonio "Totò" Bellocco era figlio e nipote di due importanti esponenti del clan di Rosarno, una delle più potenti famiglie mafiose calabresi a livello globale. Il padre, Giulio, è morto a inizio anno nel carcere di Opera, dove si trovava rinchiuso in regime di 41-bis. Lo stesso Antonio Bellocco aveva alle spalle condanne per episodi legati alla criminalità organizzata.
Nel corso degli anni il clan Bellocco è riuscito a infiltrarsi nell'economia legale lombarda, fino a mettere le mani sulla “Blue Call”, colosso dei callcenter. Arrestato da incensurato, Antonio Bellocco scelse il rito abbreviato, venendo condannato a 14 anni.
Nel 2012 vi fu una maxi operazione antimafia condotta sull’asse Reggio Calabria-Milano-Lugano che portò all’arresto, tra gli altri, di un calabrese che in Ticino abitava e gestiva gli affari del clan Bellocco: un mafioso con il colletto bianco (LEGGI QUI). Ecco perché è inquietante, e allarmante, il dettaglio della targa ticinese della Smart.
In attesa degli sviluppi dell’inchiesta, in attesa di capire se il fatto di sangue di ieri possa avere risvolti criminali anche in Ticino, ancora un paio di dettagli sui protagonisti: residente a Pioltello, vicino a Cernusco, Totò Bellocco era sposato e padre di un figlio; si era avvicinato un anno fa agli ambienti del tifo organizzato dell'Inter, facendo amicizia con Andrea Beretta.
Anche quest’ultimo viveva a Pioltello, dove gestiva un negozio di abbigliamento. Il suo pedigree criminale comprende una denuncia per furto nel 2000, il coinvolgimento in una vasta operazione antidroga nel 2002, un’aggressione ai danni dell’ex cognato nel 2014, sempre a Cernusco sul Naviglio, l’aggressione di un extracomunitario, l’assalto a un locale pubblico prima di una partita Inter-Roma nel 2017. Colpito da diversi Daspo (divieti di accedere a eventi sportivi), Beretta ha violato la misure in più occasioni: due volte nel 2019, due nel 2020 e tre nel 2021.