BELLINZONA - Una speranza per gli albergatori viene da quanto dichiarato da Gobbi alla RSI qualche giorno fa, ovvero che il miglioramento della situazione dei contagi possa permettere di allentare prima le misure e dunque far riaprire ristoranti e altri settori. A essere particolarmente in difficoltà è il turismo "di piacere", quello chiamato "leisure", di svago. Non compare infatti nei casi di rigore, lo diventa se ha una perdita del 40% rispetto alla cifra d’affari dell’anno precedente.
"Chi ha perso il 40% della cifra d’affari rispetto agli scorsi anni non è un caso di rigore: è già fallito. Pur applicando il sistema della cosiddetta “media mobile” che permette di staccarsi dall’anno civile e di paragonare il periodo che va dal primo marzo 2020 al 28 febbraio 2021 allo stesso periodo dei due anni precedenti, il 40% di cifra d’affari in meno è davvero una soglia troppo elevata. Chiediamo che venga abbassata per lo meno al 30%. In caso contrario, vista la situazione, presto anche in Ticino gli hotel cominceranno a fallire. E le aziende perse non torneranno in vita. Ne seguirà un danno ingente per tutta la destinazione turistica. Un danno che vanificherà gli sforzi e gli importanti investimenti fatti nel settore”, constata con amarezza al Mattino Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino, associazione che ha chiesto un incontro con la Deputazione ticinese alle Camere.
“Come noto noi possiamo continuare a lavorare; ma con la ristorazione, gli eventi, la cultura chiusi, è ovvio che ci manca il terreno sotto i piedi. Attualmente il tasso di occupazione degli alberghi in Ticino varia tra il 2% ed il 5%. Normalmente, in questo periodo, dovrebbe essere compreso tra il 35% ed il 45%. Si capirà che c’è un abisso”, spiega, sottolineando anche come "gli albergatori in difficoltà hanno dovuto rinunciare agli investimenti pianificati nelle strutture perché i soldi servono per la sopravvivenza. Di conseguenza, anche artigiani ed imprese sul territorio dovranno fare i conti con perdite di lavori".