Meno soldi in tasca per i lavoratori in Svizzera: i salari sono scesi dell'1,9% nel 2022, tenuto conto dell'andamento dell'inflazione. Una contrazione del genere non si vedeva dai tempi della Seconda guerra mondiale. Stando ai dati diffusi stamani dall'Ufficio federale di statistica, l'indice dei salari nominali è cresciuto in media dello 0,9% nel 2022, ma questa progressione ha dovuto fare i conti con un rincaro che si è attestato al 2,8%, legato in particolare all'aumento dei prezzi del gas, dei prodotti petroliferi, delle automobili e degli affitti. E quindi in pratica il potere d'acquisto degli stipendi è sceso - in media - di quasi il 2%.
Per ritrovare una flessione di tale portata nelle tabelle storiche che l'UST mette a disposizione sul suo sito bisogna risalire al 1942, l'anno dell'inizio della battaglia di Stalingrado, quando i salari reali scesero del 4,5%. E la contrazione del 2022 fa seguito a quella già marcata del 2021, pari al -0,8%, che era stata la più forte dal 1979 (quando si registrò -1,5%).
Scendendo nei dettagli, nel 2022 il calo è stato del 2,1% nel settore secondario e dell'1,8% in quello terziario. Nel primo ramo si sono salvati coloro che erano attivi nell'industria chimico-farmaceutica (+1,2% i salari reali), mentre hanno sofferto tutti gli altri: ad esempio -2,4% nelle costruzioni, -2,8% nell'industria alimentare, -3,4% nel campo della fabbricazione di prodotti elettronici, nonché -5,0% nella produzione di gomma e plastica. Nel settore dei servizi le remunerazioni reali sono scese per tutti: si va dal -0,1% registrato nelle assicurazioni al -4,2% nelle attività artistiche, passando ad esempio dal -1,9% del commercio al dettaglio, da un analogo -1,9% della sanità e dal -2,1% dell'amministrazione pubblica.
Il calo dei salari reali ha inoltre interessato maggiormente le donne (-2,0%) che gli uomini (-1,7%). L'UST non ha invece pubblicato dati disaggregati regionali.